Alimentazione

L’organismo umano nei suoi processi vitali, consuma energia ed usura le sue strutture. Nello stesso tempo espelle sostanze di rifiuto che provengono sia dalla trasformazione delle sostanze alimentari introdotte, sia dall’usura dei tessuti. Pertanto è necessario apportare dall’ambiente esterno le sostanze energetiche e ricostruttrici (plastiche).

Alimentazione è quindi l’assunzione di tutti i principi nutritivi capaci a fornire l’energia necessaria a compiere tutte le funzioni vitali dell’organismo ed a rinnovare le strutture che vengono usurate nel tempo e che devono essere sostituite.

Un ruolo fondamentale nella trasformazione degli alimenti viene svolto dall’apparato digerente (Tabella) e da quello respiratorio. L’apparato cardiocircolatorio e linfatico provvedono invece al trasporto ai tessuti dei principi alimentari.

La quantità e la qualità degli alimenti necessari alla vita ed alle attività dell’organismo viene definita razione alimentare. Per dieta si intende invece l’organizzazione di più razioni alimentari nel tempo e le abitudini alimentari.

 


 

Alimenti Naturali

Il corpo umano è costituito da un insieme di composti organici e inorganici: grassi, proteine, carboidrati, sali minerali, vitamine, ecc., il tutto propagato dall’acqua che costituisce circa il 70% del peso corporeo totale. Tutti questi componenti, indispensabili al buon funzionamento dell’organismo, devono essere garantiti da una sana ed equilibrata alimentazione.

L’acquisizione della migliore condizione fisica, ed in ultima fase della forma sportiva, deriva dalla interazione di molti elementi. Come nell’allenamento non esistono improvvisazioni o invenzioni dell’ultimo minuto, ma i mezzi ed i metodi vanno organizzati e proposti con intelligenza e professionalità, così anche l’alimentazione richiede di essere applicata in maniera organica ed equilibrata (Tabella). Pertanto non esistono diete particolari capaci di migliorare una prestazione sportiva. Sussistono invece cattive abitudini alimentari che peggiorano sia lo stato di salute che il rendimento atletico, compromettendo mesi di sacrifici e di impegno fisico.

Le Caratteristiche generali di un’alimentazione equilibrata sono:

Completezza sia quantitativa che qualitativa, con sufficiente n° di calorie e presenza di tutti i principi alimentari (proteine, grassi, glicidi, vitamine e sali minerali).
Appetibilità e varietà dei cibi.
Digeribilità dei cibi, pertanto vanno ridotti al minimo i grassi di origine animale. La digeribilità di un alimento consiste nella rapidità con la quale viene trasformato in principi nutritivi idonei ad essere assorbiti.

Gli alimenti naturali possono avere origine animale (carni, uova, latte e derivati, ecc.) ed origine vegetale (pane, pasta, cereali, ortaggi, frutta, tuberi, zuccheri, olio di oliva e di semi, ecc.).

A seconda se gli alimenti tendono a modificare il sangue verso la acidità o la basicità (pH), si distinguono in acidogeni e alcalogeni - (Tabella).
Il pH rappresenta la concentrazione di ioni acidi nei fluidi corporei. Il sangue normalmente presenta un pH = 7,35-7,40.
Se la concentrazione è superiore si parla di alcalinità, se inferiore di acidità.
Questa distinzione è importante specialmente nel recupero dopo lo sforzo fisico in quanto:

l’alimento acidificante contiene acidi o si trasforma in composto acido con la digestione. Tenderà quindi ad essere neutralizzato attraverso i sali minerali e le sostanze basiche.
l’attività fisica stressante tende a far virare il pH del sangue verso la acidità. Pertanto l’apporto di alimenti alcalini accelera il ripristino delle condizioni ottimali di efficienza fisica.

                      

Un’alimentazione acidificante protratta per lungo tempo può determinare: perdita del contenuto calcareo delle ossa, carie dentaria, anemia, deposito renale dei minerali, calcoli alla cistifellea, reni e ghiandole, disturbi vari alla digestione, alle vie respiratorie ed alla pelle.

IL pH DEL SANGUE

Molte delle reazioni biochimiche che avvengono "in vivo" si svolgono con lo sviluppo di idrogenioni, per cui, se non ci fossero  adeguati sistemi tampone, il variare del pH porterebbe in un tempo più o meno breve all'arresto della reazioni stesse e quindi alla  morte delle cellule. I liquidi biologici, contenendo acidi e basi coniugate di vario tipo e a diverse concentrazioni, sono in pratica dei tamponi fisiologici. 

Nella seguente tabella sono riportati i valori di pH di alcuni fluidi biologici:

Sangue pH 7.35 - 7.45
Lacrime pH 7.4 circa
Saliva pH 6.35 - 6.85
Succo gastrico pH 0.9
Latte pH 6.6 - 6.9
Urina pH 4.4 - 8.0

Il principale tampone biologico, sia per la sua quantità che per la sua funzione biologica, è però il sangue. Il pH del sangue deve essere il più possibile costante, circa 7.4, altrimenti si possono manifestare il coma acidosico  (pH < 7.0)  o la tetania alcalosica (pH > 7.8). Pertanto le variazioni massime dal pH ottimale di 7.4 non possono superare il valore di ± 0.4  per non andare incontro a pericolose patologie.

Le oscillazioni del pH fisiologico dipendono da una parte dai processi metabolici che possono produrre acidi organici (acido lattico, acido ß-idrossibutirrico, acido acetacetico, etc) e acidi inorganici (acido carbonico, ione diidrogenofosfato), e dall'altra parte le variazioni di pH dipendono dall'alimentazione che può far introdurre sali alkalini di Na+, K+, Ca++ e Mg++. In particolare i carnivori hanno una dieta  ricca di composti acidi e sono quindi prevalentemente tendenti all'acidosi, mentre l'inverso succede agli erbivori (tendenza all'alkalosi).

Il pH del sangue viene pertanto mantenuto più o meno costante dal suo potere tampone dovuto ai tre sistemi acido-base coniugati: 

(1) acido carbonico / bicarbonato,

(2) diidrogenofosfato / idrogenofosfato 

(3) proteine / proteinati.

Il primo sistema è il più importante perché viene direttamente regolato dalla respirazione.

L’anidride carbonica e l’acqua che si liberano dalla respirazione cellulare vengono riversati nel sangue; solo una parte della CO2 viene legata all’emoglobina (circa il 30%), mentre il resto viene  sciolta nell’acqua - reazione favorita anche dalla pressione cui il gas CO2 è sottoposto a livello dei tessuti e nei vasi sanguigni profondi - e trasportata come acido carbonico

CO2 +  H2O -> H2CO3

H2CO3 è un acido debole (ka= 4,5 A10 –7) e quindi è solo parzialmente dissociato :

H2CO3  D H+ + HCO3-

Si è in presenza, perciò, di un equilibrio chimico: in base al principio di Le Chatelier, qualsiasi intervento che turbi l’equilibrio solleciterà una risposta nel sistema atta a ripristinare l’equilibrio stesso. Per tentare di mantenere costante il prodotto [H+]A[HCO3-] (e non i singoli fattori),

 

- qualunque azione che faccia diminuire [H+] (per immissione di sostanze basiche che catturano i protoni) porta alla dissociazione di altre molecole di H2CO3 per aumentare [HCO3-];

 

- mentre se nel sangue vengono immessi altri ioni H+, in seguito a processi metabolici o perché si intensifica la respirazione cellulare (richiesta di energia per lavoro muscolare o nervoso o stress) gli ioni bicarbonato si riassociano con i protoni per ridare l’acido carbonico e mantenere costante il prodotto [H+]A[HCO3-].

Il sistema acido-carbonico/ioni-bicarbonato costituisce il sistema tampone del sangue che ha come obiettivo quello di opporsi o almeno di limitare le variazioni di pH del sangue, uno dei fattori dell’omeostasi dell’ambiente interno.

In ogni caso, un aumento di [H+] , ossia una diminuzione del pH del sangue, viene registrata dai sensori nervosi delle arterie che danno l’avvio a tutta una serie di risposte atte a ristabilire l’omeostasi.

Il segnale di variazione del parametro viene inviato al cervello (bulbo) che risponde inviando impulsi sia ai muscoli della cassa toracica per aumentare il ritmo della ventilazione polmonare (fiatone) sia – attraverso il sistema nervoso autonomo- alla muscolatura liscia dei vasi sanguigni che, contraendosi, fa aumentare la pressione sanguigna. A questo risponde il cuore che aumenta la frequenza del suo battito; questa, infatti, dipende dalla pressione con cui il sangue circola nel cuore e viene registrata da quelle particolari fibre che comandano la contrazione del muscolo miocardio (nodo seno-atriale e fascio di Hiss).

Tutte queste azioni hanno come risultato che più sangue viene portato più rapidamente ai polmoni dove, in corrispondenza degli alveoli polmonari, la pressione è minore e succede il contrario di quello che è avvenuto a livello tissutale profondo: l’acido carbonico si dissocia in vapore d’acqua e anidride carbonica , più o meno quanto succede quando si stappa una bottiglia di bibita gasata, la diminuzione di pressione “libera” il gas dall’acqua.

Anche in questo caso si parla di equilibrio e di principio di Le Chatelier:

 la reazione  H2CO3 (l)D CO2 (g)+  H2O(g)   viene spostata verso destra da una diminuzione di pressione (l’ aumento del numero di molecole gassose si oppone alla diminuzione di pressione) mentre un aumento della pressione favorisce l’associazione delle molecole gassose in un composto liquido (diminuzione del numero di molecole in risposta a un aumento di pressione).

 


 

Alimenti acidificanti, alcalinizzanti e neutri

ACIDIFICANTI ALCALINIZZANTI NEUTRI
     
Carne, pesce Legumi Amido
Formaggi Patate Burro
Cereali Latte Lardo
Grassi animali Frutta secca: mandorle, nocciole,uva Miele grezzo
Tuorlo d'uovo Sesamo Olio
Verdure: acetosella, barbabietola rossa, bietole, spinaci Tutte le altre verdure Zucchero
Frutta: fragole, mirtilli, prugne, rabarbaro Tutta l' altra frutta  
Caffè, tè, cioccolata, cacao, aceto    

 


 

I principi alimentari

I principi alimentari, invece, sono gli elementi chimici ed i composti contenuti negli alimenti che svolgono complesse funzioni vitali (Tabelle).
Si distinguono in:
a) Calorici: grassi (o lipidi), zuccheri (o glicidi), protidi (o proteine).
b) Non calorici: vitamine, sali minerali, acqua.

 

Principi alimentari

CALORICI NON CALORICI
Grassi (o lipidi) Vitamine
Zuccheri (o glicidi) Sali minerali
Protidi (o proteine) Acqua

 


 

Funzioni vitali svolte dai principi alimentari

 

VALORE CALORICO ED ENERGETICO Consiste nel fornire energia che l’organismo, dopo la scomposizione degli alimenti, trasforma in lavoro e calore. Il valore energetico si esprime in calorie intendendo per Caloria ordinaria (Chilocaloria o Grande caloria) l’energia termica occorrente per innalzare di 1° temperatura (a livello del mare) di 1 gr. di acqua distillata portata da 14,5° a 15,5°. Da qualche anno il sistema di calcolo delle calorie è stato sostituito dai kj (chilojoule) ove 1 kcal equivale a 4,186 kj. Forniscono calorie principalmente i grassi e i glicidi, mentre le proteine vengono utilizzate in quota minore e solo in caso di carenza dei primi due.

 

VALORE BIOLOGICO Hanno azione plastica e di restauro (accrescimento e riparazione) delle cellule e dei tessuti sottoposti ai continui processi di ossidazione. Assumono valore biologico soprattutto le proteine e l’acqua. Anche grassi e glicidi, in misura minore, assolvono questa funzione.

 

REGOLAZIONE DELLE FUNZIONI VITALI Sono le vitamine e i sali minerali che coordinano le funzioni cellulari affinché si svolgano nel modo più armonico ed equilibrato.

 

 


Percentuali stimate di presenza nella dieta dei vari principi alimentari


 

Gruppi alimentari, nutrienti e funzioni

 

GRUPPI DI ALIMENTI NUTRIENTI FUNZIONI
     
1 - Cereali: pasta, pane, riso, mais, farro, ecc. - Tuberi: patate Fonte di glucidi (amido), proteine vegetali di media qualità biologica, vitamine del complesso B, fibra

 

Energetica
Plastica
2 - Frutta ed ortaggi - Legumi freschi Fonte importantissima di fibra, vitamine (soprattutto di provitamina A e vitamina C), minerali e antiossidanti in genere, acqua e glucidi

 

Regolatrice
Protettiva
Energetica
3 - Latte e derivati: formaggi, yogurt, ricotta, ecc. Fonte di proteine animali di ottima qualità biologica, minerali (calcio altamente biodisponibile, fosforo, ecc.), vitamine (soprattutto B2 e A), glucidi (lattosio), ecc.

Energetica
Plastica
Regolatrice
4a - Carne, pesce, uova -
4b - Legumi secchi: ceci, fagioli, fave, lenticchie, lupini, soia
Fonte di proteine animali di ottima qualità biologica, minerali (zinco, rame, ferro altamente biodisponibile, ecc.), vitamine del complesso B Fonte di proteine vegetali di buona qualità biologica, vitamine e minerali (ferro, ecc.)

 

Plastica
Energetica
5 - Grassi da condimento: olio extravergine di oliva e altri olii, burro, margarina, lardo, strutto Fonte di lipidi e vitamine liposolubili

 

Energetica

 


 

Glicidi (zuccheri, carboidrati)

Hanno come compito principale la produzione di energia, indispensabile per i processi vitali dell’organismo. Inoltre partecipano alla costituzione di fattori vitaminici, di sistemi enzimatici, nelle strutture cellulari come il DNA e le membrane delle cellule.
In base alla facilità di utilizzazione e assimilazione si distinguono in monosaccaridi (glucosio, levulosio, fruttosio, galattosio e mannosio), disaccaridi (maltosio, lattosio e saccarosio) e polisaccaridi (amidi, glicogeno e fibre) (Tabella).
Per essere assorbiti dall’intestino i disaccaridi ed i polisaccaridi richiedono la scissione fino a monosaccaridi.
I glicidi sono la principale fonte di energia e, nell’organismo (muscoli e fegato), si ritrovano immagazzinati sotto forma di glicogeno (associazione di più molecole di glucosio). Nelle cellule e nel sangue si compongono come glucosio.
Forniscono 4,0 Calorie per grammo ingerito.
 

Nella dieta devono essere presenti in ragione del 55-60% del totale. Inoltre la quota giornaliera di glicidi deve essere apportata per l’80% da quelli complessi e per il 20% da quelli semplici, sono di facile digeribilità ed il loro surplus si trasforma in grasso sottocutaneo di riserva.
Alimenti ricchi di glicidi sono il pane, la pasta alimentare, i legumi, le patate, lo zucchero, il miele.
Considerando che il sistema nervoso ed i globuli rossi del sangue operano utilizzando particolarmente il glucosio, e che persino la possibilità di demolire i grassi è legata alla loro presenza, è facile comprendere come questi principi alimentari assumono una notevole importanza nella dieta dell’atleta.
I glicidi contribuiscono anche alla metabolizzazione delle proteine ed alla eliminazione delle scorie azotate derivanti dalla utilizzazione delle proteine.Nella demolizione dei grassi, specialmente nelle diete dimagranti, la presenza di glicidi nella dieta contrasta l’acidità del sangue derivante dalla formazione dei corpi chetonici.

 

Classificazione dei principali glicidi e relative fonti

GLICIDI FONTI
   
Monosaccaridi Glucosio Fruttosio Frutta e glucidi complessi - Frutta e miele
Disaccaridi Lattosio Saccarosio Maltosio Latte e derivati - Canna e barbabietole - Semi germinati
Polisaccaridi Amido Glicogeno Cellulosa Inulina Pentosani Pectine Mannosani Cereali, legumi, tuberi e frutta Carne e pesce - Foglie e gambi di vegetali - Cipolla  - Frutta - Legumi
 

Destino biologico dei glicidi

Muscoli

Cuore

Sistema nervoso centrale

Fegato

Principale fonte energetica

Principale fonte energetica

Principale fonte energetica

Protezione e disintossicazione

 

Tenore di glicidi (100 gr) totali in alcuni alimenti di uso comune

Zucchero bianco

Miele e datteri

Fichi secchi

Uva secca

Marmellata

Pasta, fagioli bianchi secchi

Pane bianco

Latte scremato

pane integrale

Patate

Uva, cioccolato amaro

Noci

Mele, pere, ciliege

Ananas

Pesche

Fragole, melone

Latte di mucca, cavolfiore

Fegato di vitello, formaggio

Ravanelli, asparagi, pomodori,  spinaci

Fagioli verdi

Formaggio tenero

Tuorlo d’uovo

Burro

Carne, pesce, materie grasse

100

75

73

71

70

62

52

50

48

20

18

15

14

13

12

8

5

4

3,5

3,5

2

0,7

0,4

0

 

Le fibre alimentari

Si considerano fibre alimentari degli elementi che fanno parte delle pareti cellulari, o ancora, delle sostanze complementari che non sono distrutte dalle secrezioni gastro-intestinali del sistema digestivo e che quindi attraversano l'intestino te­nue senza essere digerite.Grazie alla loro proprietà e capacità di assorbire molta acqua esse si gonfiano in maniera importante e le feci diventano più molli a causa del loro au­mento di volume e di peso. In effetti il maggior volume sollecita il movimento intestinale e, di conseguenza, abbrevia il loro stazionamento e passaggio nell'intestino. Ciò è molto importante poiché si ottiene una riduzione dei gas nell'intestino. Analogamente, e grazie al loro alto grado di saturazione, queste fibre esercitano un effetto positivo contro il soprap­peso e sulle malattie metaboliche.

 

Dove possiamo trovare delle fibre alimentari?

Troviamo delle fibre alimentari in:

  • cereali integrali (per esempio grano, miglio, riso completo, ecc.)

  • ... e prodotti derivati (per esempio pane completo, fiocchi d'avena,  muesli a base di fiocchi di grano integrali, ecc.)

  • lenticchie, fave, fagioli bianchi, ecc.

  • legumi, crudità, insalate...

  • frutta e frutta secca (fichi secchi, prugne secche, datteri)

  • noci, grani e semi (per esempio sesamo, girasole...)

  •  


     

    Grassi (lipidi)

    Possono avere sia origine animale (latte, burro, strutto, ecc.) che vegetale (olio di oliva e di semi, alcune margarine, ecc.).
    Forniscono 9 Calorie per grammo ingerito e nella dieta devono essere presenti in ragione del 25-30% del totale.
    Possono presentarsi come acidi grassi saturi e insaturi. Negli acidi grassi saturi il legame molecolare è più solido e di difficile scissione nel processo digestivo, quindi di laboriosa digestione ed assorbimento. Tipici acidi grassi saturi sono lo stearico, butirrico, capronico, palmitico, arachico, ecc.
    Gli acidi grassi insaturi hanno un legame chimico più debole. quindi di più facile digeribilità e assorbimento. Tra questi annoveriamo l’acido oleico, linoleico, linolenico e arachidonico, contenuti principalmente nell’olio di oliva, mais, soia e olio di fegato di merluzzo.
     

    La presenza dei grassi nella dieta è di notevole importanza in quanto, pur avendo funzione energetica, sono indispensabili per alcune funzioni complesse e specializzate a vari livelli cellulari. Infatti oltre ad essere i veicoli delle vitamine liposolubili (solubili nei grassi) A, D, E, K, ed F, sono parte integrante dei fosfolipidi, dei cerebrosidi, del colesterolo e di alcuni ormoni. Inoltre hanno una funzione plastica nelle membrane cellulari. Alcuni acidi grassi insaturi non sono sintetizzabili dall’organismo che deve necessariamente assumerli con l’alimentazione. Specialmente nelle diete dimagranti, il consumo del grasso sottocutaneo porta a formazione dei corpi chetonici (acidi derivati dall’acido acetoacetico) che tendono ad innalzare l’acidità del sangue, acidità che può sommarsi a quella derivante dalla attività fisica. Questa situazione può essere contrastata attraverso un giusto apporto di glicidi e di alimenti alcalini.

     

    Destino biologico dei grassi

     

    Muscoli

    Vitamine liposolubili

    Pannicolo adiposo

    Fonte energetica

    Veicolo oli essenziali o  vitamina F

    Azione protettiva

     

    Tenore di lipidi (100 g) totali in alcuni alimenti di uso comune

     

    Strutto, Olio di oliva, di arachide, mais e girasole

    Burro

    Salame

    Roquefort

    Crema

    Maiale

    Prosciutto, tacchino

    Bue

    Tonno

    Uovo intero

    Vitello, pollo, sardine

    Salmone

    Latte di mucca

    Selvaggina, ostriche, crostacei

    Yogurt, legumi secchi

    Sogliola, pane bianco, spinaci, carote

    Riso

    100

    84

    51

    35

    30

    25

    22

    20

    13

    12

    10

    8

    3,7

    3

    1,5

    1

    0,5

     

    Contenuto di grassi e colesterolo nei principali alimenti

    (Istituto di Scienze Farmacologiche, Università di Milano)

     

    ALIMENTO

    GRASSI TOTALI(gr x 100 gr)

    COLESTEROLO

    (mg x 100 gr)

    GRASSI SATURI

    (gr x 100 gr)

    Carne bovina magra

    Pollo (senza pelle)

    Prosciutto cotto

    Un uovo (60 gr.)

    Formaggio duro

    Formaggio molle

    Pesce magro

    Pesce semigrasso

    Riso

    Pasta di sola semola

    Burro

    Olio di oliva

    Latte intero

    Legumi

    7,8

    2,7

    5,4-10,6

    6,7

    24,1-32,3

    27-31,5

    0,6-1,1

    6,2

    0,3

    1,2

    83

    100

    3,5

    0,9

    70

    65

    33-57

    329

    100-110

    90-100

    43-60

    70

    0

    0

    285

    0

    12

    0

    42,3

    26

    32-37

    18,2

    58,5-64,7

    59,2-64,8

    18,2-20

    17,7

    23,3

    16,7

    64,7

    13,5

    65,7

    22

     


     

    Proteine (protidi)

    Importanti per la sintesi proteica, specialmente nella fase di accrescimento e negli atleti che effettuano allenamenti gravosi, devono essere presenti nella dieta in ragione del 15-20% del totale.
    Forniscono 4,0 Calorie per grammo ingerito. A seconda della complessità della loro costituzione chimica le proteine possono essere semplici (aminoacidi e loro derivati), composte e derivate.
    La loro provenienza può essere animale (carni, formaggi, latte, uova, pesci) o vegetale (farinacei, verdure, legumi, frutta).
     

    Le proteine migliori sono quelle di origine animale in quanto costituite da un notevole numero di aminoacidi essenziali.
    La quantità percentuale che l’organismo riesce ad utilizzare viene definito valore biologico.
    Le unità più semplici che costituiscono le proteine sono gli aminoacidi. Otto di questi sono definiti aminoacidi essenziali, in quanto non sintetizzabili dall’organismo che deve perciò introdurli con l’alimentazione. Questi sono: leucina, isoleucina, valina, lisina, triptofano, metionina, fenilalanina e treonina.
    Gli aminoacidi non essenziali, invece, sono quelli che l’organismo riesce a sintetizzare da sé partendo da altre molecole, e precisamente: acido aspartico, acido glutammico, arginina, aspargina, alanina, cisteina, glicina, glutamina, istidina, prolina, serina e tirosina.
    Nell’allenamento a forte impegno muscolare vengono metabolizzati soprattutto gli aminoacidi a catena ramificata (leucina, isoleucina e valina) e vengono utilizzate proteine come fonte energetica pari a circa il 5-10% del totale.
     

    Uno sportivo necessita giornalmente di proteine in ragione di 1,4-2 g/kg di peso corporeo. Il surplus proteico va a costituire il grasso sottocutaneo di riserva. Inoltre può formarsi un eccesso di scorie azotate che impediscono la ricostituzione di nuove strutture cellulari (anche muscolari). Una dieta iperproteica comporta acidosi del sangue, sovraccarico di lavoro per i reni ed il fegato e difficoltà digestive.

     

    Destino biologico delle proteine

     

    Rigenerazione di nuovi tessuti.

    Rigenerazione delle proteine plasmatiche.

    Desaminazione (perdita di NH2):

    - nuovi aminoacidi;

    - neoglicogenesi formazione di glucosio (e poi di glicogeno da fonti non glicidiche);

    - trasformazione in grasso;

    - destino metabolico specializzato;

    - demolizione completa (anidride carbonica e acqua).

     

    Tenore di proteine (100 gr) totali in alcuni alimenti di uso comune

     

    Farina di pesce

    Sanguinaccio

    Formaggi

    Pesce

    Tonno

    Fagioli bianchi

    Prosciutto

    Carne di cavallo, pollo, sardine

    Tacchino, fegato

    Salmone, sogliola, rombo

    Uovo intero

    Pane bianco

    Latte di mucca

    Fagioli verdi, spinaci, patate

    Carote, pomodori, ravanelli

    Zucchero

    64

    43

    18-28

    20-30

    27

    23

    22

    21

    20

    16

    13

    7

    3,5

    2

    1

    0

     


     

    Sali minerali

    I sali minerali sono sostanze inorganiche che, pur rappresentando complessivamente solo il 6,2% del peso corporeo, svolgono funzioni essenziali per la vita dell'uomo: partecipano infatti ai processi cellulari come la formazione di denti e ossa, sono coinvolti nella regolazione dell'equilibrio idrosalino, nell'attivazione di numerosi cicli metabolici e costituiscono fattori determinanti per la crescita e lo sviluppo di tessuti e organi.
    A differenza di carboidrati, lipidi e proteine, i sali minerali non forniscono direttamente energia, ma la loro presenza permette di realizzare proprio quelle reazioni che liberano l'energia di cui abbiamo bisogno.
    Gli esseri viventi non sono in grado di sintetizzare autonomamente alcun minerale: i sali vengono assimilati attraverso l'acqua e gli alimenti, oppure sotto forma di condimento aggiunto al cibo, come il sale da cucina.
    Ai fini di una dieta corretta, bisogna tener conto che la quantità di sali minerali introdotta nel nostro organismo spesso non coincide con quella "biodisponibile", e cioè con la quota che viene effettivamente assorbita e metabolizzata.
    Diversamente dalle vitamine, i sali minerali non si alterano né si disperdono durante la cottura o il riscaldamento degli alimenti, anche se in parte possono sciogliersi nell'acqua utilizzata per la cottura.
    Rispetto ad altre sostanze vitali (lipidi, proteine e carboidrati in particolare), il fabbisogno giornaliero di sali minerali è minimo. Ma, dal momento vengono continuamente eliminati con il sudore, le urine e le feci, devono essere assunti con una corretta ed equilibrata alimentazione.
    In base al fabbisogno, i sali minerali possono essere suddivisi in:

    • macroelementi: sono presenti nell'organismo in quantità discrete. Il fabbisogno giornaliero è dell'ordine dei grammi o dei decimi di grammo.

    • oligoelementi o microelementi: sono presenti solo in tracce nell'organismo e il fabbisogno giornaliero va da qualche microgrammo ad alcuni milligrammi.

    SALI MINERALI
    Macroelementi Oligoelementi o Microelementi
    Calcio (Ca) Ferro (Fe)
    Fosforo (P) Rame (Cu)
    Magnesio (Mg) Zinco (Zn)
    Sodio (Na) Fluoro (F)
    Potassio (K) Iodio (I)
    Cloro (Cl) Selenio (Se)
    Zolfo (S) Cromo (Cr)
      Cobalto (Co)
      Manganese (Mn)
      Molibdeno (Mo)

     

    Sono i sali minerali presenti nell'organismo in quantità discrete, ma sempre piccole, dell'ordine al massimo di qualche grammo. Fanno parte di questa classe il calcio, il fosforo, il magnesio, il sodio, il potassio, il cloro e lo zolfo.
    Sul rapporto del Scientific Committee on Food della Commissione Europea le indicazioni (aggiornate ad aprile del 2003) sui livelli massimi di tollerabilità dei diversi sali minerali.

    Calcio (Ca)
    Il calcio costituisce l'elemento fondamentale per la costruzione dello scheletro e dei denti e fra tutti i minerali è quello presente nell'organismo in maggiore quantità. In un uomo di 70 chilogrammi si trovano circa 1200 grammi di calcio: circa il 98% del calcio è contenuto nello scheletro, prevalentemente sotto forma di fosfato carbonato e floruro; l'1% è nei denti; il restante 1% si trova all'interno delle cellule, nei liquidi organici e nel plasma, dove la concentrazione ammonta a 9-11 mg/100ml.
    Il calcio è indispensabile per la regolazione della contrazione muscolare (compreso il muscolo cardiaco), la coagulazione sanguigna, la trasmissione degli impulsi nervosi, la regolazione della permeabilità cellulare e l'attività di numerosi enzimi.
    Gli alimenti che contengono la maggiore quantità di calcio sono il latte e derivati, uova, legumi e pesci. Il fabbisogno giornaliero per gli adulti è di circa 800 mg; valori più elevati si hanno negli anziani (1000 mg), negli adolescenti e nelle donne in gravidanza o allattamento (1200 mg).
    Le patologie correlate a carenza di calcio sono rachitismo, osteoporosi e crisi tetaniche. Al contrario, le sindromi da eccesso provocano sintomi quali nausea, vomito, stato confusionale e sonnolenza.

    Fosforo (P)
    La quantità di fosforo totale presente nell'organismo corrisponde a circa l'1% del peso corporeo. L'85% si trova in ossa e denti, il 10% nel tessuto muscolare, l'1% nel cervello come fosfolipidi e la parte restante è presente nel sangue (tampone fosfato).
    Il fosforo svolge un compito fondamentale nella costruzione delle proteine e nello sfruttamento energetico degli alimenti: è infatti parte integrante di numerose molecole biologiche fondamentali, fra cui l'ATP coinvolta nel trasferimento di energia nei sistemi biologici, oltre a partecipare attivamente alla formazione delle molecole di RNA e DNA.
    È raro essere affetti da carenza di fosforo, perché moltissimi alimenti ne contengono discrete quantità: latte, formaggio, carne, pesce e legumi ne sono particolarmente ricchi.
    Il fabbisogno giornaliero di fosforo è pari a quello di calcio, ovvero per gli adulti è di circa 800 mg; 1000 mg negli anziani e 1200 mg negli adolescenti e nelle donne in gravidanza o allattamento.
    Le eventuali carenze da fosforo sono generalmente dovute a sostanze presenti negli alimenti che ne ostacolano l'assorbimento, oppure ad antiacidi usati a scopo terapeutico. In questo caso i sintomi osservati sono debolezza, demineralizzazione delle ossa, anoressia e malessere.
    Al contrario le sindromi da eccesso provocano ipocalcemia, calcificazione e ossificazione dei tessuti molli.

    Magnesio (Mg)
    Il magnesio è necessario per la costituzione dello scheletro, per l'attività nervosa e muscolare, per il metabolismo dei grassi e per la sintesi proteica. Il 70% del magnesio presente in un organismo è localizzato nelle ossa.
    Il fabbisogno giornaliero di questo minerale è generalmente assunto con la dieta perché il magnesio è largamente diffuso in molti alimenti. I valori di assunzione consigliati sono pari a 250-350 mg al giorno per adulti e anziani e 450 mg per le donne in gravidanza e allattamento.
    Risultano particolarmente ricchi di questo minerale: noci, cacao, semi di soia, fagioli, grano tenero e, dal momento che il magnesio è un costituente essenziale della clorofilla, tutti i vegetali verdi.
    Carenze di magnesio si possono talvolta osservare in individui alcolizzati e in pazienti sottoposti a intervento chirurgico. I sintomi sono anoressia, vomito e aumento dell'eccitabilità muscolare.
    Al contrario sindromi da eccesso provocano la depressione del sistema nervoso centrale con disturbi all'attività cardiaca e respiratoria.

    Sodio (Na)
    Il sodio, contenuto nel sangue e nei liquidi intracellulari, è il regolatore fondamentale della permeabilità delle membrane cellulari e dei liquidi corporei.
    È contenuto soprattutto nel sale da cucina, ma ne sono ricchi anche i formaggi e la maggior parte degli alimenti conservati (salumi, insaccati, ecc.). Le dosi giornaliere consigliate non superano i 4-6 grammi.
    La carenza di sodio provoca anoressia, nausea e vomito. I casi di carenza grave possono portare addirittura a coma e decesso del paziente.
    Quantità di dosi eccessive introdotte con la dieta possono predisporre all'insorgenza dell'ipertensione arteriosa, oltre a provocare febbre, nausea, vomito, convulsioni e depressione dei centri respiratori.

    Potassio (K)
    Il potassio è presente in forma di ione principalmente all'interno delle cellule, ma anche nei liquidi extracellulari, dove influenza l'attività dei muscoli scheletrici e del miocardio. In particolare regola l'eccitabilità neuromuscolare, l'equilibrio acido-base, la ritenzione idrica e la pressione osmotica.
    È contenuto in quasi tutti gli alimenti, ma abbonda soprattutto in fagioli, piselli secchi, asparagi, patate, albicocche, cavoli, spinaci e banane. Il fabbisogno giornaliero medio è di circa 3 grammi.
    La carenza di potassio si manifesta con debolezza muscolare, aritmie, tachicardia, stati confusionali e sonnolenza.
    La sindrome da eccesso comporta invece astenia, crampi muscolari, ipotensione e brachiacardia, fino ad arrivare all'arresto cardiaco nei casi più gravi.

    Cloro (Cl)
    Il cloro si trova combinato soprattutto con sodio. Disciolto in acqua, invece, forma acido cloridrico, la sostanza che si trova nel succo gastrico e che è coinvolta nella digestione delle proteine. Come il sodio, il cloro regola il bilancio idrico, la pressione osmotica e l'equilibrio acido-base.
    Sono in particolare i pesci di acqua salata a contenere discrete quantità di questo minerale, oltre al sale da cucina.
    Il fabbisogno giornaliero oscilla tra gli 0.9 e i 5.3 grammi, che vengono assunti con il normale uso di sale da cucina.
    La carenza di cloro causa crampi muscolari, apatia mentale e anoressia, mentre l'eccesso di cloro provoca vomito.

    Zolfo (S)
    Lo zolfo è presente in quasi tutti i tessuti dell'organismo, ma è indispensabile principalmente per la formazione di cartilagini, peli, capelli e unghie..
    Si trova soprattutto in due aminoacidi chiamati per questo solforati (metionina e cisteina) e in tre vitamine: tiamina, biotina e acido pantotenico.
    È difficile riscontrare carenze da zolfo se la dieta contiene quantità adeguate di proteine animali: è per questo che non è stato stabilito uno specifico valore per il fabbisogno di questo minerale. È invece provato che l'assunzione eccessiva di aminoacidi solforati causa problemi di sviluppo fisico e una crescita scarsa.

     

    Oligoelementi o microelementi

     

    Sono i minerali che, pur presenti nel nostro organismo solo in piccole quantità o addirittura in minime tracce, svolgono funzioni biologiche importanti. Si possono suddividere in:

    • essenziali, la cui carenza compromette funzioni fisiologiche vitali (ferro, rame, zinco, fluoro, iodio, selenio, cromo, cobalto).

    • probabilmente essenziali (manganese, silicio, nichel, vanadio).

    • potenzialmente tossici, in quanto possono provocare gravi danni all'organismo se presenti ad alte concentrazioni.

    È possibile consultare il rapporto del Scientific Committee on Food della Commissione Europea sui livelli minimi e massimi di tollerabilità di rame, zinco, iodio, selenio, cromo, manganese, molibdeno.
    È disponibile anche il rapporto della European Food Safety Authority sui livelli minimi e massimi di tollerabilità di silicio e vanadio.

    Ferro (Fe)
    L'organismo umano adulto contiene in genere 3.5-4 grammi di ferro così distribuiti: il 65% nell'emoglobina, il 10% nella mioglobina, il 20-25% nel fegato, nella milza e nel midollo osseo.
    Un deficit alimentare di ferro incide in primo luogo sulle scorte depositate nel fegato, nella milza e nel midollo osseo: solo successivamente provoca la diminuzione della concentrazione media di emoglobina.
    Il ferro che assumiamo è contenuto negli alimenti in due forme distinte: in
    pesce, carne e alcuni vegetali è presente il ferro emico (più biodisponibile), mentre nelle uova e nei prodotti lattiero caseari si trova il ferro non emico (più difficilmente metabolizzabile).
    I valori consigliati di assunzione sono pari a 10 mg al giorno per adulti maschi e anziani e a 18 mg per le donne durante tutto il periodo dell'età fertile.
    La carenza di ferro provoca astenia, affaticabilità, facilità a contrarre infezioni e anemia. L'eccesso di ferro provoca invece danni agli organi in cui si accumula.

    Rame (Cu)
    Nell'organismo di un individuo adulto sono presenti circa 100 mg di rame, concentrati soprattutto in fegato, cervello, reni e cuore. Il rame ha un ruolo essenziale nel corretto funzionamento di numerosi enzimi.
    La quantità di rame assunto con la dieta è generalmente sufficiente a coprire il fabbisogno giornaliero, stimato per l'adulto tra gli 1.5 e i 3 mg. Ne sono particolarmente ricchi
    legumi, pesci, crostacei, carne, cereali e noci.
    La carenza di rame può causare demineralizzazione delle ossa e fragilità delle pareti delle arterie, oltre a un'anemia simile a quella provocata dalla carenza di ferro.
    Al contrario la sindrome da eccesso si manifesta con febbre, nausea, vomito e diarrea.

    Zinco (Zn)
    Presente nell'organismo in piccola quantità (in media tra gli 1.4 e i 3 g), lo zinco è un cofattore di numerosi e importanti enzimi. Nel plasma è presente sotto forma di aggregati con varie proteine e aminoacidi.
    Il fabbisogno giornaliero per l'uomo adulto è di circa 10 mg:
    la carne bovina ovina, suina, le ostriche, i funghi, il cacao, le noci e il tuorlo d'uovo sono gli alimenti che ne contengono di più. Al contrario frutta, verdura e i cereali contengono fitati e fibra che ne riducono l'assorbimento. I processi di fermentazione, come ad esempio la lievitazione del pane, portano alla degradazione dei fitati, riducendo quindi il rischio di carenza.
    I valori consigliati di assunzione sono pari a 15 mg per le donne e gli anziani, 18 mg negli uomini adulti e nelle donne durante il periodo di gravidanza e allattamento.
    La carenza di zinco può dipendere da insufficiente o cattivo assorbimento (alimentazione parentale prolungata, età avanzata, alcolismo, dieta ricca di cereali e povera di carne) o da un'eccessiva eliminazione urinaria (epatopatia, somministrazione di sostanze chelanti, ecc.). La sintomatologia da carenza di zinco è quanto mai complessa: arresto della crescita, alterazioni della cute, diminuzione della sensibilità gustativa, perdita dell'appetito, lenta cicatrizzazione delle ferite, diminuita e ritardata risposta immunitaria, suscettibilità alle infezioni. Una carenza psrticolarmente forte può causare ipogonadismo e nanismo.
    Un'assunzione eccessiva di questo minerale provoca invece febbre, nausea, vomito e diarrea.

    Fluoro (F)
    Il fluoro si trova principalmente nelle ossa e nello smalto dei denti: la sua presenza protegge e previene la carie dentaria. Essendo ubiquitario è difficile registrarne un carenza nell'organismo.
    L'acqua costituisce la fonte prevalente di approvvigionamento del fluoro, che è presente anche nel the e nel pesce.
    Per quanto riguarda l'assunzione giornaliera, si consiglia di non superare i valori di 2.5 mg al giorno per i giovani e i 4 mg per gli adulti.
    Quantità eccessive possono infatti risultare tossiche, dando origine a fenomeni di alterazioni dentarie (fluorosi). Nei casi più gravi di sindrome da eccesso si possono registrare crisi calcemiche con tetania.
    Il fluoro è presente in piccole quantità variabili in quasi tutte le acque e i terreni: consulta a proposito il capitolo di EpiCentro dedicato alla fluorazione delle acque e alle problematiche ad essa associate.

    Iodio (I)
    La maggior parte dello iodio presente nell'organismo umano è localizzata nella tiroide:lo iodio costituisce infatti l'elemento essenziale per la sintesi della tiroxina, ormone prodotto dalla ghiandola tiroidea. Contenuto soprattutto nel pesce, lo iodio varia invece nelle verdure a seconda dei terreni di coltivazione.Una profilassi iodica può aiutare nella prevenzione del gozzo endemico e degli altri disordini da carenza iodica. La profilassi consiste in misure semplici come l’assunzione di sale iodato, cioè sale fortificato con 30 mg di iodio per chilo.



    Selenio (Se)
    Il selenio, pur essendo presente in piccolissima concentrazione nell'organismo (13 mg circa), è un elemento essenziale perché protegge l'integrità delle membrane cellulari. È dimostrato un suo ruolo coenziamtico anche nel metabolismo degli ormoni tiroidei.
    Il fabbisogno giornaliero di selenio è di 55 μg. Ma l'apporto di selenio varia ampiamente in relazione al contenuto proteico della dieta e il suo assorbimento non dipende solo dalle quantità introdotte, ma anche dalla forma chimica in cui si trova. Non sempre questo elemento è infatti presente in forma biodisponibile. Il contenuto di selenio presente negli alimenti dipende dalla sua presenza nel suolo: la sua presenza nella dieta è quindi variabile da nazione a nazione. L'Italia è una regione selenifera a basso contenuto e quindi l'apporto di questo elemento con la dieta è piuttosto scarso.
    Buone fonti alimentari sono comunque in genere
    le carni, il fegato e i cereali.
    La sindrome da carenza comporta cardiopatie, ipertensione, anemie emolitiche, cirrosi, neoplasie e sclerosi multipla.
    Quantità eccessive di selenio possono portare a fenomeni di tossicità che si manifestano con disturbi gastrointestinali e irritazioni polmonari.

    Cromo (Cr)
    Il cromo è un elemento essenziale, in quanto indispensabile per il corretto metabolismo di zuccheri e grassi.
    Il suo contenuto nell'organismo generalmente non supera i 6 mg e diminuisce nel corso della vita: questo calo progressivo può spiegare la ridotta tolleranza al glucosio che spesso si osserva tra gli anziani. La carenza di cromo genera, infatti, genera intolleranza al glucosio, elevati valori di trigliceridi e di colesterolo. Sono buone fonti alimentari di cromo il
    lievito di birra, le carni, il formaggio e i cereali integrali; al contrario i vegetali sono generalmente poveri di questo minerale.
    Il fabbisogno giornaliero di cromo varia tra i 50 e i 200 μg. Un'assunzione eccessiva di cromo causa danni alla pelle e ai reni.

    Cobalto (Co)
    Il cobalto è un elemento indispensabile come costituente della vitamina B12. L'apporto di questo minerale è dunque strettamente collegato a quello della vitamina.
    Il fabbisogno è comunque facilmente coperto dalla dieta, essendo molto diffuso nella maggior parte degli alimenti.

    Manganese (Mn)
    Il manganese è coinvolto nella costituzione di enzimi coinvolti nel metabolismo di proteine e zuccheri ed è indispensabile per il corretto sviluppo delle ossa. Questo minerale si trova in discrete quantità nei
    cereali e nelle noci, in quantità minori negli ortaggi, mentre è scarso negli alimenti di origine animale.
    Il fabbisogno giornaliero varia tra gli 1 e i 10 mg. La carenza di manganese provoca calo di peso e rallentata crescita di barba e capelli; al contrario la sindrome da eccesso comporta crisi ipoglicemiche, ipotensione e anemia ipocromica.

    Molibdeno (Mo)
    Nell'organismo umano adulto sono generalmente presenti circa 9 grammi di molibdeno, localizzati soprattutto nel fegato. Il molibdeno aiuta la produzione degli enzimi che portano alla formazione di acido urico.
    Contenuto nelle
    frattaglie, nei legumi e nei cereali, solo in casi rarissimi si verificano problemi di carenza.
    Il fabbisogno giornaliero è tra i 50 e i 100 μg. Alla mancanza di molibdeno è associata irritabilità, tachicardia, cecità notturna, danni cerebrali e in alcuni casi tumori esofagei.
    Un'assunzione eccessiva di molibdeno provoca invece aumento della concentrazione ematica e urinaria di acido urico, oltre a carenza di rame.

     

    Altri sali minerali presenti in minime quantità

     
    Silicio (Si)
    Presente solo in tracce nell'organismo, serve per la sintesi di collagene e tessuto connettivo, oltre a essere un costituente importante del tessuto osteoide.
    Il fabbisogno giornaliero è 20-50 mg.
    Non si conoscono sintomi da carenza nell'uomo, mentre è noto che la prolungata esposizione a elevate concentrazioni di silicio provoca la silicosi, malattia polmonare.

    Nichel (Ni)
    Attiva alcuni enzimi e facilita l'assorbimento del ferro presente negli alimenti.
    Il fabbisogno è sempre coperto dalla dieta e non si riscontrano sindromi da carenza.

    Cadmio (Cd)
    Può sostituire lo zinco nella carbossipeptidasi conservandone l'attività e può attivare alcuni enzimi.
    È introdotto con numerosi alimenti e non si riscontrano patologie legate alla sua carenza.

    Vanadio (V)
    Ha un ruolo importante nella pompa sodio-potassio e nella produzione di altri enzimi coinvolti nel metabolismo dei principi nutritivi, degli ormoni e del tessuto osseo.
    La sua essenzialità è dimostrata per gli organismi inferiori, ma non ancora per quelli superiori.
    Il fabbisogno giornaliero è 10-20 μg.

     


     

    Vitamine

    Scoperte nel 1911 dal medico polacco Kazimierz Funk, che estrasse per la prima volta dalla crusca una sostanza in grado di curare il beri beri, le vitamine sono nutrienti essenziali alla salute la cui regolare assunzione, tramite gli alimenti, può avere effetti importanti nella prevenzione di numerose malattie, tra cui varie forme di anemia, di disturbi del sistema nervoso, fino ad alcuni tipi di cancro.

    Le vitamine sono un insieme molto eterogeneo di sostanze chimiche, normalmente necessarie in minime quantità per i fabbisogni dell’organismo, nel quale regolano una serie di reazioni metaboliche, spesso funzionando come coenzimi. La carenza di vitamine, che è solitamente definita ipovitaminosi quando la vitamina è presente in quantità insufficienti nell’organismo e avitaminosi nei casi, molto più rari, in cui è totalmente assente, ha sintomi specifici a seconda del tipo di vitamina e può causare diversi disturbi o malattie. L’ipovitaminosi può dipendere da una insufficiente assunzione di vitamina con gli alimenti, da un aumentato fabbisogno, come avviene ad esempio in gravidanza, o dalla presenza di alterazioni intestinali che ne impediscono l’assorbimento, come nel caso di alcune patologie o di alcolismo cronico. Solitamente, la somministrazione di dosi di vitamina, tramite l’alimentazione o integratori specifici, è sufficiente a eliminare i sintomi. Raramente si può manifestare anche la condizione contraria, quella di ipervitaminosi, derivante soprattutto da un eccesso di assunzione di integratori.

    Secondo stime di International Micronutrient Malnutrition Prevention and Control Program (IMMPaCt), il programma dei CDC americani per eliminare la malnutrizione da micronutrienti, ci sono miliardi di persone che nel mondo presentano carenze di vitamina A, di acido folico e di altri micronutrienti non vitaminici, come ad esempio il ferro e lo iodio, essenziali a un equilibrato svilupo dell’organismo. Il risultato di tali carenze è la diffusa prevalenza di malformazioni neonatali, disabilità e difficoltà di apprendimento, cecità, ritardo mentale, sistema immunitario indebolito, ridotta capacità di operare e lavorare, perfino morte prematura. Lo stesso programma indica nel miglioramento della dieta, nell’introduzione di alimenti fortificati e nell’eventuale supplemento con integratori alimentari gli strumenti più efficaci per combattere la carenza vitaminica e di sali minerali.



    Quante sono le vitamine e cosa fanno


    Le vitamine si possono suddividere in due grandi gruppi:

    idrosolubili: non accumulabili dall’organismo e quindi da assumere quotidianamente con l’alimentazione. Si tratta di tutte le vitamine del gruppo B, compreso l’acido folico, della vitamina H, PP e C.
    liposolubili: vengono assorbite assieme ai grassi alimentari e accumulate nel fegato. La carenza si manifesta quindi in seguito a una mancata assunzione per tempi lunghi. Ne fanno parte la vitamina A, D, E e K.

     

    VITAMINE
    idrosolubili liposolubili
    Vitamina B1 - Tiamina Vitamina A - Retinolo
    Vitamina B2 - Riboflavina Vitamina E - Tocoferolo
    Vitamina B5 - Acido pantotenico Vitamina D - Calciferolo
    Vitamina B6 - Piridossina Vitamina K
    Vitamina B9 - Acido folico  
    Vitamina B12 - Cobalamina  
    Vitamina C – Acido ascorbico  
    Vitamina H – Biotina  
    Vitamina PP – Niacina  


    Vitamine idrosolubili


    Vitamine del gruppo B


    tiamina (B1)
    : necessaria nel metabolismo dei carboidrati, favorisce lo stato generale di nutrizione dei tessuti nervosi. La carenza causa danni al sistema nervoso, deperimento generale e alcune condizioni specifiche come il beri beri, molto diffuso tra le popolazioni che si cibano principalmente a base di riso brillato, e la sindrome di Wernicke, una grave forma di stato confusionale. La tiamina è molto diffusa sia negli alimenti vegetali che in quelli animali, come i cereali, i legumi, la carne di maiale, il lievito di birra, ed è prodotta in parte anche dalla flora intestinale ma il suo fabbisogno, che è di almeno 0,8 mg al giorno (0,4 mg ogni 1000 kcal assunte) è appena coperto da un normale regime alimentare.


    riboflavina (B2): importante per lo stato di nutrizione della pelle e delle mucose, la riboflavina è raramente scarsa nell’alimentazione delle popolazioni dei paesi ricchi. La sua carenza è invece evidente nelle popolazioni povere, dove associata a un generale stato di sottonutrizione, causa alterazioni della pelle, lesioni alle mucose e al tubo digerente. E’ molto diffusa nel lievito di birra, nel germe di grano, nei cereali integrali, nel fegato, nella carne, nel latte e nelle uova ed è prodotta anche dalla flora intestinale. Una certa parte però viene perduta con la cottura dei cibi. Il fabbisogno giornaliero è di 0,6 mg ogni 1000 kcal assunte.


    acido pantotenico (B5): vitamina importantissima nella protezione da una serie di condizioni patologiche, è molto diffusa in tutti gli alimenti sia animali che vegetali, soprattutto nel fegato, tuorlo d’uovo, legumi e lievito di birra. E’ carente solo in stati di grave denutrizione, e il suo fabbisogno quotidiano è di 3-12 mg al giorno.


    piridossina (B6): precursore di un enzima importante nel metabolismo dei composti azotati, la presenza della vitamina B6 influenza l’efficienza nell’utilizzo delle proteine da parte dell’organismo, ma anche la sintesi dell’emoglobina e il metabolismo dei carboidrati e dei lipidi. La carenza di B6 è piuttosto rara, e solitamente causa apatia e debolezza, e in qualche caso una forma di anemia ipocromica, dove i globuli rossi sono più chiari del solito. E’ molto diffusa tra gli alimenti, nella carne, nel pesce, nei legumi ed è resistente anche a molti trattamenti industriali. Il fabbisogno giornaliero è stimato in almeno 1,1 mg al giorno per le donne e 1,5 mg al giorno per gli uomini.


    cobalamina (B12): si tratta di un gruppo di sostanze contenenti cobalto, coinvolte nel metabolismo degli acidi grassi, degli amminoacidi e degli acidi nucleici. La condizione di carenza è piuttosto rara, e si può manifestare solo nei casi di dieta vegetariana stretta. In questo caso, è particolarmente delicata la fase di gravidanza, dove la carenza nella madre può avere effetti molto pericolosi per il nascituro. La carenza però può derivare anche dall’assenza del fattore che ne facilita l’assorbimento a livello intestinale, con conseguenti disturbi a carico del sistema nervoso e della produzione delle cellule del sangue, fino a una forma di anemia definita ‘perniciosa’. E’ presente in tutti gli alimenti animali in minime quantità, in particolare nel fegato, nella carne, nel pesce nel latte e nelle uova, ed è resistente alla cottura. Il suo fabbisogno minimo giornaliero, normalmente coperto dalla dieta, è di almeno 2 mg al giorno.

    acido folico (B9); L’acido folico (folato), è la vitamina B9. Non viene prodotto dall’organismo ma deve essere assunto con il cibo e dalla flora batterica intestinale, e il fabbisogno quotidiano in condizioni normali è di circa 0,2 mg. Negli ultimi decenni, l’acido folico è stato riconosciuto come essenziale nella prevenzione delle malformazioni neonatali, particolarmente di quelle a carico del tubo neurale, che si possono originare nelle prime fasi dello sviluppo embrionale. Durante la gravidanza, quindi, il fabbisogno di folato si raddoppia a 0,4 mg perché il feto utilizza le riserve materne.
    Anche se il suo ruolo non è conosciuto nei dettagli, infatti, la vitamina B9 è essenziale per la sintesi del DNA e delle proteine e per la formazione dell’emoglobina, ed è particolarmente importante per i tessuti che vanno incontro a processi di proliferazione e differenziazione, come, appunto, i tessuti embrionali.
    L’acido folico, tuttavia, contribuisce anche a prevenire altre situazioni di rischio alla salute. La sua presenza abbassa i livelli dell’aminoacido omocisteina, associato al rischio di malattie cardiovascolari e infarti, anche se non si può al momento stabilire una associazione diretta tra assunzione di folati e riduzione del rischio cardiaco. Inoltre, sembra giocare un ruolo, non ancora ben chiarito, nella prevenzione di altri difetti e malformazioni congenite, come la labiopalatoschisi e alcuni difetti cardiaci congeniti.

    Effetti della carenza di acido folico


    La carenza di acido folico nelle prime fasi della gravidanza aumenta fortemente il rischio di malformazione del feto, in particolare di difetti del tubo neurale (DTN) associati a spina bifida o anencefalia. In generale, una carenza di folati può dare luogo con più facilità a esiti avversi (ritardo di crescita intrauterina, parto prematuro, lesioni placentari..).
    Negli adulti, la carenza di acido folico può manifestarsi con l'anemia megaloblastica. Inoltre, è spesso associata a carenze di altri oligonutrienti (zinco, vitamina B12) che sono, a loro volta, ulteriori fattori di rischio teratogeno (ad es., difetti del tubo neurale).
    Una riduzione dell'assorbimento di acido folico, e/o un conseguente aumento del fabbisogno, possono derivare anche dall'assunzione di alcuni farmaci (barbiturici, estroprogestinici), da un elevato consumo di alcool, dal diabete mellito insulino-dipendente, dalla celiachia, o da alcune specifiche varianti di geni coinvolti nel metabolismo dei folati (metilene-tetraidrofolato-reduttasi, recettore dei folati).
    Se le donne in età fertile presentano uno di questi fattori di rischio, quindi, è necessario che assumano con particolare attenzione la vitamina nel periodo periconcezionale. Le donne che rientrano in gruppi ad alto rischio (quelle che presentano una certa familiarità con malattie del tubo neurale, o che hanno avuto una precedente gravidanza con un DTN, o che sono affette da diabete mellito, obesità o epilessia) dovrebbero essere monitorate con particolare cura dagli operatori sanitari in quanto potrebbero necessitare di quantità maggiori di acido folico.



    Una dieta ricca di acido folico


    L’acido folico si trova in abbondanza in alcuni alimenti come le
    verdure a foglia verde (spinaci, broccoli, asparagi, lattuga), le arance (e il succo di arancia dal concentrato), i legumi, i cereali, frutta come limoni, kiwi e fragole, e nel fegato. Il processo di cottura però distrugge la grande maggioranza di folato presente nei cibi.

    Alimenti fortificati


    Sono pochi i cereali che contengono acido folico in quantità tali da soddisfare con una singola razione il fabbisogno quotidiano. Nel 1998 la Food and Drug Administration (l’organismo federale statunitense per la sorveglianza sui farmaci e sugli alimenti) ha disposto l’aggiunta di acido folico a tutti i cereali ‘fortificati’ nella misura di 0,14 mg per 100 grammi di prodotto in granella. Sono così acquistabili sul mercato americano alimenti fortificati come la farina, il pane, il riso e altri prodotti a base di cereali. In Italia, non esiste l’obbligo di produzione di alimenti fortificati, ma esiste solo una fortificazione volontaria adottata da alcune industrie alimentari. Sono quindi presenti sul nostro mercato solo alcuni  alimenti  fortificati come cereali da colazione prodotti da industrie multinazionali, succhi di frutta, un latte speciale UHT e pochi altri prodotti.


    Vitamina C – acido ascorbico


    Oltre a partecipare a numerose reazioni metaboliche e alla biosintesi di collagene, di alcuni aminoacidi e ormoni, la vitamina C è anche un anti ossidante, interviene nelle reazioni allergiche potenziando la risposta immunitaria, neutralizza i radicali liberi e svolge una funzione protettiva a livello di stomaco, inibendo la sintesi di sostanze cancerogene. La sua carenza provoca una condizione definita scorbuto, una malattia che in passato era molto diffusa tra i marinai che assumevano poca frutta e verdura, i cui primi sintomi sono apatia, anemia e inappetenza e poi, proprio per la mancata sintesi di collagene, sanguinamento delle gengive, caduta dei denti, dolori muscolari, fragilità dei capillari e emorragie sottocutanee. La vitamina C è contenuta soprattutto negli alimenti freschi, come frutta e verdura, in particolare kiwi, agrumi, pomodori e peperoni. La vitamina viene però facilmente deteriorata durante i trattamenti di conservazione e cottura, si perde facilmente durante i lavaggi e la cottura in acqua e viene danneggiata anche dall’ossigeno e dal calore. Per assicurare un buon apporto di vitamina C è quindi necessario consumare frutta e verdura freschissime e crude o poco cotte. Il fabbisogno di vitamina C è di 60 mg al giorno (70 in gravidanza).



    Vitamina H – Biotina


    La biotina partecipa alla sintesi di glucosio e di acidi grassi. Essendo una vitamina molto presente negli alimenti e abbondantemente prodotta anche dalla flora intestinale, non è solitamente carente nell’organismo. Si trova soprattutto nel fegato, nel pollo, nel tuorlo d’uova, nella frutta secca, in diversi ortaggi e frutta fresca, nel latte e formaggi, nel pesce. Il fabbisogno giornaliero è di 15-100 µg al giorno, solitamente soddisfatto da una normale dieta alimentare.



    Vitamina PP – Niacina


    La vitamina PP prende parte alle reazioni della respirazione cellulare, della sintesi e demolizione di amminoacidi, acidi grassi e colesterolo. La carenza di niacina causa la pellagra, una condizione molto diffusa nelle zone povere anche del nostro paese fino all’inizio del ‘900, a causa di una alimentazione principalmente consistente in mais, povero di niacina e ricco di antivitamina PP, una sostanza che si combina con la vitamina PP e la rende non disponibile per l’organismo. Tipici sintomi della pellagra sono dermatiti, macchie e desquamazioni epidermiche, disturbi intestinali, diarrea, fino ad alterazioni neurologiche, come la demenza. La niacina è molto diffusa negli alimenti di origine animale, e viene sintetizzata dall’organismo a partire dall’aminoacido triptofano quindi una dieta a base di proteine ne garantisce un apporto sufficiente. Il fabbisogno giornaliero è di 6,6 mg per 1000 kcal assunte.
     

     


    Vitamine liposolubili


    Vitamina A - Retinolo


    Il retinolo e i suoi precursori, i carotenoidi, costituiscono uno dei fattori indispensabili per la vista, in quanto sono componenti della rodopsina, la sostanza sensibile alla luce presente sulla retina oculare. La carenza di retinolo comporta difetti alla vista che possono arrivare, nei casi più gravi, fino a completa cecità. La vitamina A però svolge anche un ruolo nel processo di differenziazione cellulare, ed è quindi molto importante per un corretto sviluppo dell’individuo, per la sua capacità di risposta immunitaria, per l’integrità del suo sistema di tessuti. Evidenze scientifiche indicano un ruolo della vitamina A come agente antitumorale. Una carenza di vitamina A quindi può provocare malformazioni fetali, difficoltà nel processo di sviluppo e crescita, sensibilità alle infezioni. Il retinolo è presente soprattutto negli alimenti animali, nel fegato, nel formaggio, nel burro, nelle uova e nel latte. Nei vegetali si trovano invece i carotenoidi, soprattutto nella frutta e verdura di colore arancione, giallo e rosso, come il pomodoro, la carota, le albicocche, l’anguria, i frutti di bosco. La vitamina A viene perduta in gran parte durante il processo di cottura. Essendo liposolubile, si accumula a livello del fegato, e può comportare, se assunta in eccesso, problemi di ipervitaminosi che possono causare anche danni permanenti a fegato e milza. Il fabbisogno giornaliero dunque è di 0,6-0,7 mg al giorno di retinolo, fino a 0,95 durante l’allattamento (1 mg di retinolo equivale a 6 mg di β-carotene). E’ però consigliabile non assumere più di 9 mg al giorno di retinolo per gli uomini e di 7,5 per le donne.



    Vitamina E - Tocoferolo


    La vitamina E è un antiossidante che contribuisce al mantenimento dell’integrità cellulare. Si ossida e degrada facilmente alla luce e in presenza di calore, quindi durante il processo di cottura e quello di raffinazione dell’olio vegetale. E’ contenuta soprattutto in frutti oleosi, come le olive, il germe di grano, i semi. Una carenza di vitamina E, generalmente associata a una malnutrizione, comporta difetti generali dello sviluppo, compresi disturbi al sistema nervoso e al metabolismo generale. Il fabbisogno si aggira sugli 8 mg al giorno.



    Vitamina D - Calciferolo


    Esistono due forme di vitamina D: l’’ergocalciferolo, assunto con il cibo, e il colecalciferolo sintetizzato dall’organismo. La vitamina D è un regolatore del metabolismo del calcio e favorisce dunque anche una corretta mineralizzazione dello scheletro. La maggior parte della vitamina D viene sintetizzata dall’organismo, per azione dei raggi del sole, a partire da derivati del colesterolo presenti nella pelle. La carenza di vitamina D comporta il rischio di rachitismo nei bambini, con conseguente deformazione delle ossa e arresto della crescita, e di osteomalacia negli adulti, una intensa forma di decalcificazione ossea. Un eccesso di vitamina D, al contrario, può causare calcificazioni diffuse negli organi, contrazioni e spasmi muscolari, vomito, diarrea. La normale esposizione ai raggi del sole è sufficiente a coprire il fabbisogno di vitamina D negli adulti, e va quindi assunta solo durante la fase di accrescimento e durante la gravidanza e l’allattamento. In questi casi l’assunzione dovrebbe essere di 10µg al giorno come integratore, vista la scarsa presenza di vitamina D negli alimenti, con l’eccezione dell’olio di fegato di merluzzo.



    Vitamina K


    La vitamina K svolge un ruolo importantissimo nel processo di coagulazione del sangue. Una carenza, che si verifica però raramente in seguito a malattie che impediscono l’assorbimento intestinale o a prolungati trattamenti antibiotici, comporta quindi emorragie. Il fabbisogno di vitamina K è di circa 60 µg al giorno, normalmente coperto dalla sintesi endogena a livello di flora intestinale. Fonti di vitamina K sono i vegetali, in particolare cavoli e spinaci, e il fegato.

     


     

    Acqua

    L'acqua è il costituente fondamentale di tutti gli esseri viventi, ed è presente nell'organismo umano adulto in quantità pari al 60% circa del peso corporeo. Alla nascita raggiunge il 75% circa.
    La sua mancanza porta a morte in tempi più brevi del digiuno. Perdite di acqua pari al 10% di quella costitutiva dell'organismo portano all'incapacità di attività fisiche organizzative.
    Libera o legata con altre molecole, l'acqua svolge diverse funzioni biologiche:

    • partecipa ai fenomeni digestivi facilitando il transito e la fluidificazione del chimo attraverso il tubo gastroenterico finché i nutrienti, in soluzione, passano attraverso la parete intestinale e vengono convogliati al sangue e alla linfa.
    • è il mezzo in cui hanno luogo le reazioni metaboliche; una volta avvenuto il metabolismo il sangue, che contiene circa il 92% di acqua, trasporta i prodotti residui catabolici dalle cellule agli organismi deputati all'escrezione: reni, polmoni, pelle.
    • consente il passaggio di sostanze dalle cellule agli spazi intracellulari e ai vasi e viceversa.
    • aiuta a regolare la temperatura corporea mediante la sudorazione e il vapor acqueo eliminato attraverso i polmoni.

    L'acqua è suddivisa in 2 compartimenti: intracellulare che costituisce all'incirca il 50% del peso corporeo ed extracellulare che corrisponde al 20% del peso del corpo, di cui il 5% è l'acqua del sangue e il 15% è l'acqua interstiziale.
    La maggior parte dell'organismo è di origine esogena, viene cioè introdotta con le bevande e con gli alimenti. Una parte è di origine endogena, perchè si forma nei processi ossido-riduttivi come ultimo prodotto catabolico. Essa è di g 0.6 per grammo di glucidi, g 1 per grammo di lipidi e g 0.4 per grammo di proteine. In media l'organismo produce ml 400 di acqua al giorno.
    Quando l'acqua introdotta e formatasi nell'organismo equivale a quella eliminata (urine, sudore, polmoni e pelle), l'individuo è in equilibrio idrico.
    Il fabbisogno di acqua non è costante ma varia con l'età; infatti il lattante deve assumere più acqua rispetto all'adulto, in rapporto al peso corporeo, perchè le attività metaboliche e la superficie corporea sono relativamente più elevate
    Per l'adulto è consigliabile un'assunzione di acqua proporzionata all'apporto calorico della razione alimentare: 1 ml di acqua per Kcaloria. Per il bambino necessitano ml 1.5 di acqua per Kcaloria.

     

    L'importanza dell'acqua

    L'acqua è fondamentale per l'organismo: è infatti il mezzo attraverso il quale si svolgono tutte le reazioni metaboliche.
    Interviene nei processi digestivi, nella regolazione della pressione osmotica, nel trasporto delle sostanze nutritive e nel mantenimento della temperatura corporea.
    Quando l'acqua introdotta e formatasi nell'organismo equivale a quella eliminata (urine, sudore, respirazione e traspirazione) l'individuo è in equilibrio idrico.
    L'acqua è il nostro costituente fondamentale: nell'organismo umano adulto è presente in una quantità pari al 60% del peso corporeo, mentre alla nascita raggiunge circa il 75%.

    La pelle è la parte del corpo dove l'acqua è presente in maggior quantità, specialmente negli strati più profondi che sono costituiti dal 70% da acqua.
    Bere abbondantemente aiuta a mantenere la pelle ben idratata, giovane ed elastica, soprattutto nei mesi estivi, quando l'esposizione prolungata ai raggi del sole comporta una maggior perdita d'acqua, rendendola più secca.

    La giusta quantità d'acqua permette al cervello di controllare correttamente i meccanismi di termoregolazione del nostro corpo. La mancanza d’acqua da origine a scompensi come: crampi, sensazione di spossatezza e mancamenti nei casi di disidratazione più gravi.
    La presenza dell'acqua è fondamentale nel sangue, non solo perché è il principale elemento del plasma (la componente liquida del sangue), ma anche perché assolve all'importantissima funzione di regolare il volume del sangue e la sua fluidità. Un organismo fortemente disidratato ha il sangue più denso e, di conseguenza, la circolazione rallentata.
    Infine l'acqua all’interno dell'intestino fa volume prevenendo la stipsi.

    All’organismo è necessaria l’introduzione di due litri di liquidi al giorno, poiché è questa la quantità che viene eliminata quotidianamente attraverso pelle, polmoni, vescica e intestino. Poiché l’acqua è il costituente corporeo più importante, l’organismo non può farne a meno per più di tre giorni. La quantità di fluidi nell’organismo è regolata dalla pelle e dai reni: la traspirazione mantiene la temperatura interna costante a 37 gradi centigradi, mentre i reni filtrano le sostanze tossiche e i prodotti di scarto del metabolismo, presenti nel sangue, eliminandoli attraverso le urine.

    Un rischio da evitare è quello di bere solo quando ne avvertiamo strettamente il bisogno, perché potrebbe essere già troppo tardi. Infatti, il senso di sete è controllato dall'ipotalamo, ma questa ghiandola del cervello non è un indicatore sempre affidabile e a volte può scattare in ritardo. Perciò, bisogna imparare a idratarsi regolarmente durante la giornata, anche quando si crede di non averne bisogno.

    L'acqua è determinante anche per il controllo del peso corporeo; persone che bevono poco sono maggiormente esposte al ristagno di tossine oltre ad incentivare la ritenzione idrica. Questa situazione gioca nettamente a sfavore della perdita di peso e del rassodamento dei tessuti.

    Anche se è l'ultimo degli elementi trattati, è però il più importante: "last but not least", quindi. Senza cibo possiamo sopravvivere relativamente a lungo (anche 10 settimane), ma senza acqua la nostra vita si spenge in poco tempo, addirittura in due/tre giorni. Questo perché l'acqua è il componente principale del nostro organi­smo: il nostro corpo infatti è costituito dal 60/70% di acqua, quantità che varia in base all'età, al sesso e alla proporzione tra tessuto muscolare e grasso. Basti ricordare comunque che il plasma del sangue è costituito per più del 90% da acqua, che i muscoli ne contengono il 75%, che ogni funzione dell'organismo ha bisogno di acqua, dalla digestione alla circolazione, che tutte le reazioni chimiche che ci tengono in vita avvengono nell'acqua, che è sempre l'acqua a espellere le scorie prodotte dal nostro organismo. L'acqua va quindi assunta ogni giorno, con dosi che variano da individuo a individuo, dalla stagione, dall'attività fisica svolta e dal tipo di alimentazione. In media comunque si consigliano due litri di liquidi al giorno, sotto forma di varie bevande, ad esclusione dell'alcool che anzi richiede un'ulteriore quantità di acqua per essere metabolizzato. Oltre che in liquidi come latte, tè, caffè e succhi di frutta l'acqua è contenuta anche in numerosi alimenti, primi tra tutti la frutta e la verdura, il pane, la pasta e la carne che ne assumono anche in cottura. L’introduzione dell’acqua nel nostro organismo è indispensabile per la vita, infatti il digiuno idrico non può essere protratto per oltre due giorni. Il corpo umano è fatto per la maggior parte di acqua (90% il neonato, 65% l’anziano). L’acqua, come le vitamine e i minerali, è considerata un costituente non energetico dell’alimentazione, in quanto non apporta calorie. Ha importanza fondamentale in tutte le reazioni chimiche che si svolgono all’interno del nostro organismo.

    Tra l’altro permette:

    • la diffusione dell’ossigeno dell’anidride carbonica;
    • è importante nella distribuzione uniforme del calore e nella sua eliminazione attraverso l’evaporazione;
    • permette il movimento delle sostanze vitali attraverso il corpo;
    • serve da cuscinetto protettivo per il cervello e il midollo spinale.

    Il nostro corpo non può sopportare, senza gravi disturbi, perdite di acqua superiori al 10%. Imporsi di bere con regolarità molta acqua ogni giorno, è sicuramente utile agli atleti, a chi soffre di calcoli renali e alle persone anziane. Gli sportivi, infatti, possono perdere con il sudore enormi quantità di liquidi, che, affidandosi al solo senso della sete, difficilmente potrebbero reintegrare completamente. Per chi soffre di calcolosi renale, l’assunzione di molta acqua, con conseguente maggior produzione di urina, determina che i sali, dai quali si potrebbero formare i calcoli, siano più diluiti. Le persone anziane, infine, dovrebbero imporsi di bere con regolarità, sia perché sono predisposte ad avvertire poco la sete, sia perché i loro reni hanno, solitamente, difficoltà a produrre urina molto concentrata.

     


     

    Indice di massa corporea (IMC)

     

    Per stabilire se una persona ha un peso normale o è troppo magra o robusta si può fare riferimento all'indice di massa corporea (IMC) cioè il valore che si ottiene dividendo il proprio peso (in kg) per il quadrato dell’altezza (in m) .
     

    Questo valore può essere un campanello di allarme di eccessiva magrezza o obesità.
    Tuttavia, l'IMC non tiene conto di altri parametri importanti per stabilire se una persona sia o no in sovrappeso, come, per esempio, la fisionomia corporea, la struttura ossea e lo stato di salute.

    In generale, quindi, l'indice di massa corporea è un utile valore di riferimento che dà una indicazione approssimativa sull'eccesso o meno di peso in relazione a dei valori medi. Se si riscontra un indice lontano dalla media il consiglio è di rivolgervi a un medico.

    In generale questi sono gli indici di riferimento a valori medi:


    - Se l'IMC è inferiore a 18,5 si è probabilmente troppo magri
    - Si considera generalmente soddisfacente un IMC tra 18,5 e 25
    - Tra 25 e 30 ci sono vari gradi di sovrappeso
    - Oltre a 30, si parla di obesità a vari livelli

    Il calcolo dell' IMC non è valido per le donne in gravidanza, per i bambini e i ragazzi in fase di crescita.

    Calcolo dell'Indice di Massa Corporea ( BMI )
    Peso (kg)
    Altezza (cm)
    BMI
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    Alimenti Naturali
    disquisizione filosofico-spirituale*

    Che cosa vuoi dire vivere in modo naturale? Per capire che cosa voglia dire vivere in modo naturale, è necessario sapere che cosa significhi vivere innaturalmente. La vita dipende dalla scelta del cibo, della dimora e della compagnia. Per vivere in modo naturale, gli animali inferiori possono compiere autonomamente queste scelte grazie ai loro istinti e alle `sentinelle' che la natura ha messo di guardia alla porta degli organi dei sensi, cioè, la vista, l'udito, il tatto, l'odorato e il gusto. Invece, per quanto riguarda gli esseri umani, questi organi sono di solito così snaturati dal genere di vita condotto fino dalla primissima infanzia, che non ci si può fidare dei loro giudizi. Quindi, per capire quali siano le nostre reali necessità siamo costretti a dipendere dall'osser­vazione, dalla sperimentazione e dalla ragione.

    Qual è il cibo naturale per l'uomo? Per poter scegliere il nostro cibo naturale, innanzitutto dobbiamo osservare la conformazione degli organi preposti alla digestione e alla nutrizione, cioè i denti e il tubo digerente; l'istinto naturale degli organi dei sensi che guida gli animali verso il loro cibo e, infine, il nutrimento dei piccoli.

    Osservazione dei denti. Dall'osservazione dei denti rileviamo che negli animali carnivori gli in­cisivi sono poco sviluppati, mentre i canini sono notevolmente lunghi, lisci e appuntiti, per poter afferrare la preda. Anche i molari sono appuntiti ma le rispettive cuspidi non combaciano, bensì si sfiorano lateralmente per separare le fibre della carne. Negli erbivori gli incisivi sono estremamente sviluppati, i canini ridotti (benché a volte, ad esempio negli elefanti, si siano sviluppati tanto da formare un'arma di difesa), i molari hanno la superficie masticatoria larga e sono ricoperti di smalto soltanto lateralmente. Nei frugivori tutti i denti hanno più o meno la stessa altezza; i canini sono leggermente prominenti, conici e smussati (infatti non sono destinati ad afferrare la preda, ma a esercitare una forza). I molari hanno una superficie masticatoria larga e le parti superiori protette dallo smalto per prevenire l'usura causata dal movimento laterale, ma non sono appuntiti come nel caso dei carnivori. Negli onnivori, ad esempio gli orsi, gli incisivi sono invece simili a quelli degli erbivori, i canini a quelli dei carnivori e i molari sono larghi e appuntiti perché servono a un duplice scopo. Ora se osserviamo i denti dell'uomo rileviamo che non somigliano a quelli dei carnivori, e neppure a quelli degli erbivori o degli onnivori. Sono invece simili in tutto e per tutto a quelli degli animali frugivori. Se ne può quindi ragionevol­mente dedurre che l'uomo è un animale frugivo­ro, cioè che si nutre di frutta. 1

      1 Per `frutta' si intendono tutte le parti del regno vege­tale utili all'uomo. La dieta a base di frutta cui ci i si riferisce include verdure, cereali, noci, nocciole, mandorle e così via  [N.d.c.].

    Osservazione del tubo digerente. Dall'osservazione del tubo digerente rileviamo che la lunghezza degli intestini degli animali carnivori supera da 3 a 5 volte quella del corpo, misurata dalla bocca all'ano, e che il loro stomaco è quasi sferico. Negli erbivori la lunghezza degli intestini supera da 20 a 28 volte quella del corpo, mentre il loro stomaco è più ampio e di struttura complessa. Invece, la lunghezza degli intestini degli animali frugivori supera da 10 a 12 volte quella del corpo e il loro stomaco è poco più grande di quello dei carnivori e prosegue nel duodeno che svolge la funzione di un secondo stomaco. Questa è esattamente la conformazione che troviamo negli esseri umani, sebbene l'anatomia dica che nell'uomo la lunghezza degli intestini superi da 3 a 5 volte quella del corpo, commet­tendo l'errore di misurarlo dalla testa ai piedi, invece che dalla bocca all'ano. Da ciò possiamo nuovamente dedurre che l'uomo è, con ogni probabilità, un animale frugivoro.

    Osservazione degli organi dei sensi. Osservando l'istinto naturale degli organi dei sensi (gli indi­catori delle sostanze commestibili), che guida tutti gli animali verso il cibo loro congeniale, vediamo che non appena il carnivoro scorge la preda ne è così felice che "gli brillano gli occhi"; l'afferra coraggiosamente e ne lecca il sangue con avidità. Al contrario l'erbivoro si rifiuta perfino di toccare il proprio alimento naturale se è appena spruzzato di sangue. I suoi sensi dell'olfatto 'e della vista lo guidano a scegliere come proprio cibo erbe e altre piante, che assapora con delizia. Per quanto riguarda gli animali frugivori possiamo analogamente notare che i loro sensi li guidano invariabilmente verso i frutti degli alberi e dei campi. Constatiamo, inoltre, che i sensi dell'olfatto, dell'udito e della vista degli uomini, a qualsiasi razza appartengano, non potrebbero mai indurli a uccidere gli animali e che, al contrario, gli es­seri umani non possono sopportare nemmeno la vista di simili massacri.

    Si è sempre raccomandato di tenere i mattatoi lontano dalle città e spesso vengono date severe disposizioni che obbligano a trasportare le carni macellate in mezzi op­portunamente chiusi. Allora, può mai la carne essere considerata il cibo naturale dell'uomo quando gli occhi e il naso la respingono decisamente, a meno che il suo sapore non sia trasformato da spezie, sale e zucchero? D'altra parte, quanto troviamo deliziosa la fragranza della frutta la cui sola vista spesso ci fa venire l'acquolina in bocca! Si deve inoltre rilevare che, anche allo stato naturale, i cereali e i vegetali hanno un profumo e un gusto gradevoli, benché leggeri. Ecco che ancora una volta siamo portati a dedurre che l'uomo era destinato a essere un animale frugivoro. 2

       2 "E Dio disse: Ecco, io vi ho dato ogni erba che produce seme che è sulla faccia dì tutta la terra, ed ogni albero in cui è il frutto che produce seme: sarà questo il vostro cibo". Genesi, 1, 29  [N.d.c.].

    Osservazione dell'alimentazione dei piccoli. Se osserviamo íl tipo di nutrimento dei piccoli rileviamo che il latte è senza dubbio l'alimento dei neonati. Il seno materno non produce latte a sufficienza se la madre non sceglie come alimentazione naturale frutta, cereali e verdure.

    La causa delle malattie Deduciamo da queste osservazioni, come unica conclusione ragionevole, che la migliore alimentazione naturale per l'uomo è costituita da vari tipi di cereali, frutta, radici commestibili, e che includa come bevande il latte e l'acqua pura esposta direttamente all'aria e al sole. Questi alimenti, essendo congeniali all'organismo quando sono assunti secondo la funzionalità dell'apparato digerente, vengono sempre assimilati facilmente se ben masticati e mescolati alla saliva.

    Altri cibi non sono congeniali all'uomo e non essendo adatti all'organismo gli sono pertanto estranei; una volta ingeriti non vengono correttamente assimilati. Entrando in circolazione nel sangue si accumulano sia nell'organo escretore sia in altri organi non adatti a riceverli. Se non riescono a trovare una via di uscita si depositano, a causa della legge di gravità, negli interstizi dei tessuti; fermentando producono malattie mentali e fisiche e conducono, infine, a una morte prematura.

     

     

    * da "La Scienza Sacra" - Swami Sri Yukteswar - Ed. Astrolabio