Introduzione
Il Cosmo
Gli Yuga
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L'Astronomia
 

L'astronomia, che etimologicamente significa "leggi delle stelle", è la scienza il cui oggetto è l'osservazione e la spiegazione degli eventi celesti. Studia le origini, l'evoluzione e le proprietà fisiche, chimiche e temporali degli oggetti che formano l'Universo e che possono essere osservati sulla sfera celeste. L'astronomia non va confusa con l'astrologia, così come la fisica non va confusa con lo yoga; l'astrologia sostiene infatti, al contrario dell'astronomia, che i fenomeni celesti abbiano un'influenza sugli eventi che accadono sulla Terra ed in particolare sull'uomo. Anche se si può dire che tutte queste discipline abbiano un'origine comune, esse sono totalmente differenti poiché, mentre astronomia e fisica sono scienze che adottano, per sostenere le teorie sulle quali poggiano, il metodo scientifico, astrologia e yoga adottano un sistema basato sulla soggettività e l'esperienza personale. Il metodo scientifico, noto anche come metodo sperimentale, si basa sul concetto di osservazione dei fenomeni e produce, come conseguenza diretta, le cosiddette leggi empiriche. I fondamenti di questo metodo sono i concetti di misura, di grandezza fisica e di incertezza: si prende in considerazione, cioè, solo ciò che è in qualche modo misurabile secondo criteri concordati come le unità e i metodi di misura, e il risultato di tale misura viene associato a ciò che è stato misurato. Ogni quantità è dunque specificata da una entità matematica, che è il risultato della misura, e dall'unità di misura scelta. É dunque un metodo oggettivo poiché chiunque, in base ai medesimi presupposti potrà trarne le medesime conclusioni. Le scienze che adottano metodi di osservazione basati sulla soggettività non sono in grado di produrre risultati numerici in quanto le conclusioni a cui portano sono registrabili solo dall'esperienza personale e sono comunicabili, al massimo, sotto forma filosofica. Essendo un metodo soggettivo è molto difficile che riesca a basarsi sui medesimi presupposti per qualsiasi osservatore, poiché entro la sfera della soggettività il campo di questi si allarga a dismisura, ma le conclusioni cui giungono tutti coloro che si avventurano lungo i percorsi tracciati da queste scienze "non scientifiche" sono tuttavia spesso simili nella sostanza. Praticamente si può che sono due modi diversi di usare la mente o, se si preferisce, si usano parti e facoltà differenti di essa per effettuare le indagini; in definitiva cos'è che, alla fine di una esperienza o di un esperimento, definisce quelle che sono le leggi che si sono osservate se non sempre e comunque la mente umana, sia essa quella dello scienziato o del mistico? Se applicati correttamente ed onestamente, entrambi questi metodi di analisi dei fenomeni naturali sono in grado di portare sviluppo nella conoscenza di essi ma ogni approccio sbagliato o disonesto ha la totale certezza di finire entro i confini della ciarlataneria. Si tenga anche presente che tutte le leggi, scientifiche e non, sono, per definizione sempre provvisorie, nel senso che sono considerate vere solo finché non vengono confutate, qualora cioè venga osservato il verificarsi di un fenomeno che esse predicono non possa mai accadere o se le loro predizioni sui fenomeni si dimostrano errate. O più semplicemente ancora, una nuova teoria permette di predire gli stessi fenomeni, ma con una accuratezza superiore.

All'inizio della sua storia, l'astronomia si occupò unicamente dell'osservazione e della previsione dei movimenti degli oggetti celesti che potevano essere osservati ad occhio nudo dall'uomo. I primi astronomi erano rappresentati dai sacerdoti di uno specifico culto religioso, in grado di svolgere una funzione utile alla società, creando i primi calendari, indispensabili per l'organizzazione della vita sociale, agricola e pastorale. I Greci diedero importanti contributi all'astronomia, soprattutto attraverso Ipparco ed Eudosso; culminati con l'opera di Claudio Tolomeo. Durante il Medioevo, nel mondo occidentale l'astronomia faceva parte del corso ordinario di studi, nel cosiddetto quadrivio: si vedano, ad esempio, le notevoli conoscenze astronomiche che esprime un poeta come Dante, nella Divina Commedia ed anche presso gli Arabi se ne proseguì lo studio. Durante il Rinascimento, Nicolò Copernico realizzò l'importante lavoro di un sistema eliocentrico ed anche se non fu il primo a proporre l'ipotesi di un sistema con al centro il Sole, fu di certo il primo ad argomentarne in maniera scientifica la teoria. Il suo lavoro fu difeso, sviluppato e corretto da Galileo Galilei e Keplero. Quest'ultimo fu il primo astronomo a fornire leggi che descrivessero correttamente i dettagli del movimento dei pianeti intorno al Sole, anche se non riuscì a definire le leggi fisiche delle sue scoperte, la cui comprensione fu in seguito merito di Newton che elaborò i principi della meccanica celeste e la legge di gravitazione universale, che eliminava del tutto la distinzione tra i fenomeni terrestri e celesti. Solo molto dopo si scoprì che le stelle sono oggetti molto lontani, e, con l'avvento della spettroscopia fu provato che esse erano sì, simili al Sole, ma differenti quanto a massa, temperatura e dimensioni. Con l'avvento della spettroscopia fu infatti possibile studiare la natura fisica degli astri, che portò all'astrofisica, ovvero alla fisica applicata allo studio dei corpi celesti. L'esistenza della nostra galassia, la Via Lattea, e la comprensione che essa fosse un ammasso isolato di stelle rispetto al resto dell'Universo, fu provata solamente nel ventesimo secolo, assieme alla scoperta dell'esistenza di altre galassie. Molto presto, grazie all'utilizzo della spettroscopia, ci si accorse infatti che molti oggetti presentavano spettri spostati verso il rosso rispetto a quanto ci si attendeva. Questo era spiegabile solo con l'effetto Doppler, che fu interpretato come una differenza di moto negativa, ovvero di allontanamento rispetto al nostro pianeta. Venne formulata allora la teoria dell'espansione dell'Universo, la cosmologia, che è una disciplina con larghi settori in comune con l'astronomia e che sta facendo enormi passi in avanti nel nostro secolo, con il modello del Big Bang, supportato da prove sperimentali fornite dall'astronomia e dalla fisica, come l'esistenza e le proprietà della radiazione cosmica di fondo, la Legge di Hubble e lo studio dell'abbondanza cosmologica degli elementi chimici.

 
Il Sistema Solare e La Terra
 

Il Sistema Solare è la periferia prossima, nell'infinito Universo, del luogo che è dato alla comunità umana come dimora. É un sistema planetario costituito dai vari corpi celesti che ne fanno parte mantenuti in orbita dalla forza di gravità attorno ad una stella, il Sole, che ne costituisce la quasi totalità della massa ed il punto centrale attorno a cui tutto il resto ruota secondo leggi ben precise. Le conoscenze attuali lo stimano come costituito da otto pianeti e dalle loro 165 lune complessive, da quattro pianeti nani e dalle loro quattro lune, da qualche centinaia di migliaia di asteroidi, da un numero imprecisato, ma sicuramente enorme, di comete e da miliardi di corpi minori.

La Terra è il sopra citato luogo dato alla comunità umana come dimora e non è immobile, come può apparire ad un osservatore situato su di essa, ma ha tutta una serie di suoi movimenti propri: in particolare compie una rotazione su sé stessa, da ovest verso est, attorno all'asse che unisce il Polo Nord al Polo Sud in 23 ore, 56 minuti e 4,091 secondi. Tale spazio temporale, approssimato per eccesso, è stato assunto come unità di misura per definire il tempo ed è stato chiamato giorno. In ragione di questo chi vive sulla Terra ed ha come punto di osservazione la medesima nota che il sole e tutte le stelle sorgono a est e tramontano a ovest; tale movimento nel cielo ha luogo ad una velocità radiale di circa 15°/h o 15'/min. Oltre a questo movimento su sé stessa la Terra ruota anche attorno al Sole, ad una distanza media di 150.000.000 km in un anno siderale. La sua velocità di orbita è di circa 30 km/s (108.000 km/h), veloce abbastanza da coprire il diametro del pianeta (circa 12.600 km) in 7 minuti, e la distanza dalla Luna (384.000 km) in 4 ore. Ha un solo satellite naturale, la Luna, che le gira attorno in 27,32 giorni, e, visti guardando in basso dal Polo Nord terrestre, tutti questi movimenti si svolgono in senso antiorario. I piani dei movimenti, le orbite, non sono precisamente allineati: l'asse della Terra è inclinato di 23,5 gradi rispetto alla perpendicolare del piano Terra-Sole, e il piano Terra-Luna è inclinato di cinque gradi, cosa che impedisce il verificarsi di due eclissi, una solare ed una lunare, ogni mese, rendendole invece un evento abbastanza raro. Sempre a causa dell'inclinazione dell'asse terrestre, che rimane parallelo durante il moto di rivoluzione attorno al sole,  posizione di quest'ultimo nel cielo e l'incidenza delle sue radiazioni variano nel corso dell'anno. Ad esempio, un osservatore posto ad una latitudine settentrionale rispetto all'equatore, quando il polo nord è inclinato verso il sole, noterà dei periodi di luce giornaliera più lunghi ed un clima più temperato, mentre disporrà di meno ore di luce e di un clima più rigido nel caso opposto. Al di sopra dei due circoli polari si raggiunge il caso estremo di alternanza di lunghi periodi di assenza di luce, le notti polari, a periodi di non tramonto del Sole. Questa relazione tra il clima e l'inclinazione dell'asse terrestre viene chiaramente percepita tramite il fenomeno delle stagioni. Esse, dal punto di vista astronomico, sono determinate dai solstizi, i punti di massima inclinazione verso e contro il Sole, e dagli equinozi, i punti in cui l'inclinazione è perpendicolare alla direzione del Sole. Il solstizio invernale cade il 21 dicembre e quello estivo il 21 giugno mentre i due equinozi cadono, quello primaverile il 20 marzo e quello autunnale il 23 settembre. L'alternanza delle stagioni è opposta da un emisfero terrestre all'altro, data l'opposta inclinazione dell'asse, comportando ad esempio, la concomitante presenza in quello nord dell'estate ed in quello sud dell'inverno. L'angolo di inclinazione è relativamente stabile se considerato su lunghi periodi, tuttavia esso compie un lento e irregolare moto, conosciuto come nutazione, con un periodo di 18,6 anni. L'orientazione dell'asse varia secondo una precessione intorno ad un cerchio completo in un ciclo stimato in poco più di 25.800 anni. La presenza di una precessione è la causa dello sfasamento tra un anno siderale ed un anno tropico.

L'anno siderale è il tempo che impiega il Sole a ritornare nella stessa posizione rispetto le stelle (fisse) della sfera celeste. Coincide con il periodo orbitale della Terra ed è pari a 365,2564 giorni solari medi (365 giorni, 6 ore, 9 minuti e 9 secondi). L'anno siderale è di 20 minuti e 24,6 secondi più lungo dell'anno tropico. Dato che un osservatore sulla Terra non può vedere il Sole e le stelle nello stesso momento, c'è bisogno di un piccolo chiarimento. Osservando il cielo ad est, ad ogni alba, si nota che le ultime stelle che appaiono non sono sempre le stesse, ma si riscontra uno spostamento verso l'alto. Quindi nelle albe di luglio, nell'emisfero boreale, non si può vedere la costellazione di Orione, che solo in agosto comincia ad essere visibile. Nell'arco di un anno quindi tutte le costellazioni ruotano attraverso l'intero cielo. Questo moto è ben visibile e ed è più facilmente misurabile dello spostamento nord-sud del punto da cui sorge il sole all'orizzonte, che definisce l'anno tropico sul quale è basato il calendario gregoriano. Per questo motivo molte culture facevano partire i loro calendari dal primo giorno in cui una particolare stella, per esempio Sirio, poteva essere vista a est all'alba.

Entrambe le variazioni del movimento dell'asse derivano dalla mutevole attrazione del Sole e della Luna sulla parte equatoriale del pianeta. Anche la velocità di rotazione della Terra non è propriamente costante, ma varia nel tempo secondo un fenomeno noto come "variazione della lunghezza del giorno". Ai nostri tempi il perielio cade il 3 gennaio, mentre l'afelio circa il 4 luglio mentre per quanto riguarda altre ere occorre fare riferimento a specifiche tabelle in cui tali precessioni e cicli sono stati appositamente calcolati.

Il perielio è il punto di minima distanza di un corpo celeste dal Sole. A seconda dell'eccentricità dell'orbita, la minima distanza pianeta-sole e quella massima possono essere più o meno differenti dalla distanza media. Nel caso della Terra, il perielio dista circa 147 milioni di chilometri dal Sole, 2.5 milioni di chilometri meno della distanza media. La Terra vi transita il 3 gennaio.

L'afelio è il punto di massima distanza di un corpo celeste dal Sole ed esso cade sulla terra il 4 luglio. Anche in questo caso, a seconda dell'eccentricità dell'orbita, può essere più o meno differente dalla distanza media del corpo dal sole.

La Terra è quindi soggetta a vari tipi di movimenti che sono tutta una serie di moti simultanei che incidono visibilmente su diversi aspetti di natura astronomica e climatica sulla vita del pianeta e possono essere raggruppati secondo un ordine che prevede moti principali, moti millenari e moti galattici.

Moti Principali
  • Moto di rotazione - il movimento della Terra attorno al suo asse
  • Moto di rivoluzione - il movimento della Terra attorno al Sole
Moti Millenari
  • Precessione degli equinozi - è il risultato del movimento a doppio cono dell'asse terrestre per l'azione gravitazionale della Luna e del Sole e per la rotazione terrestre: la sua durata è stimata in 25800 anni

  • Spostamento della linea degli absidi, i punti estremi di un'orbita ellittica - il movimento dell'orbita terrestre causato dall'attrazione esercitata dagli altri pianeti

  • Variazione dell'eccentricità dell'orbita -  ogni 92.000 anni varia da un massimo di 0,054 a un minimo di 0,003

  • Variazione dell'inclinazione dell'asse terrestre -  è la variazione che l'asse di rotazione della Terra forma con il piano dell'orbita e varia da un massimo di 24°20' a un minimo di 21°55' ogni 41.000 anni. In aggiunta a questa variazione c'è un'altra variazione dell'inclinazione assiale, la nutazione, che ha un periodo molto più breve: 18,6 anni

Moti Galattici

Altri movimenti coinvolgono la Terra in quanto facente parte del Sistema Solare, della Galassia e dell’Universo:

  • Il moto di traslazione che il Sistema Solare esegue in direzione della costellazione di Ercole
  • La partecipazione al moto di recessione della Galassia, ossia alla probabile espansione dell’Universo

 

La Luna e sua influenza
 

La Luna è l'unico satellite naturale della Terra, è relativamente grande ed abbastanza simile ad altri pianeti rocciosi del sistema solare, con un diametro pari ad un quarto di quello terrestre e una massa molto inferiore, pari ad 1/81. L'attrazione gravitazionale della Luna causa la maggior parte delle maree terrestri, la stessa azione che porta ad un lento rallentamento della rotazione della Terra su sé stessa, dell'ordine di un'ora ogni parecchie centinaia di milioni di anni; più precisamente, la lunghezza del giorno terrestre aumenta di 0,0016 secondi ogni secolo. La Terra ha avuto lo stesso effetto ritardante sulla rotazione della Luna su sé stessa, ma il processo è stato molto più rapido a causa della piccola massa di quest'ultima, tanto che adesso ha un giorno perfettamente uguale al periodo di rotazione attorno alla Terra, presentando quindi sempre lo stesso lato verso il nostro pianeta. La faccia della Luna rivolta in direzione opposta alla Terra si chiama propriamente faccia lontana o faccia oscura, il cui significato è qui inteso come sconosciuto e nascosto; si riferisce anche al black out delle comunicazioni radio, che avviene quando una sonda spaziale si muove dietro la faccia lontana. Questa interruzione delle comunicazioni è causata dalla massa della Luna che blocca i segnali radio. Il termine "faccia oscura" è spesso erroneamente interpretato come una mancanza di radiazioni solari, ma il Sole illumina tanto la faccia lontana come quella rivolta verso di noi; l'effetto che si registra dipende solo dal nostro punto di vista forzosamente situato sulla Terra. La maggior parte della faccia oscura della luna non può quindi essere vista da un osservatore posto sul nostro pianeta, perché la rivoluzione della luna attorno alla terra e la rotazione attorno al suo asse hanno lo stesso periodo. Una piccola porzione può però essere vista grazie alla librazione, un effetto di forze che rende irregolare il moto di rotazione della Luna. Nel complesso dalla terra è visibile complessivamente, nell' arco di tempo appropriato, circa il 59% della superficie lunare. A causa dell'iterazione tra i due campi gravitazionali, inoltre, la Luna si allontana di circa 38 mm ogni anno. L'insieme di queste piccole modifiche, rapportate su tempi geologici di milioni di anni, è causa di importanti cambiamenti; infatti basta pensare che durante il Devoniano, circa 410 milioni di anni fa, vi erano, per esempio, 400 giorni in un anno terrestre della durata di circa 21,8 ore l'uno

La Luna potrebbe essere stata fondamentale per la comparsa della vita sulla Terra, causando un clima più moderato di quanto altrimenti sarebbe avvenuto. Alcune evidenze paleontologiche e simulazioni computerizzate mostrano che l'inclinazione assiale della Terra è stabilizzata dalle interazioni delle maree con la Luna. Senza questa stabilizzazione, l'asse di rotazione potrebbe essere caoticamente instabile, come accade per una sfera. Se l'asse di rotazione terrestre si avvicinasse al piano dell'eclittica, ne risulterebbe un clima molto severo, dove un polo sarebbe continuamente riscaldato e l'altro congelato, causando grandi trasferimenti di energia tra un polo e l'altro che si manifesterebbero in bruschi fenomeni atmosferici. Alcuni paleontologi che hanno studiato l'effetto sostengono che potrebbe uccidere tutti gli animali e piante superiori. Questo effetto rimane tuttavia controverso, e gli studi su Marte, che ha circa lo stesso giorno ed inclinazione assiale della Terra, ma non un grande satellite o un nucleo liquido, potrebbero dare altre informazioni.

 

Una piccola illusione
 

Poiché la Terra è molto grande rispetto alle dimensioni degli abitanti che la popolano, osservandola dalla superficie non è immediatamente evidente che abbia forma geoidale, cioè di una sfera leggermente appiattita ai poli e con un lieve rigonfiamento all'equatore. Per questa ragione le antiche civiltà, come quella mesopotamica, ed i primi filosofi greci, come Talete, ritennero che la Terra fosse piatta. Un primo passo verso il riconoscimento della forma reale fu compiuto da Anassimandro, che concepì la terra come un cilindro sospeso nello spazio, immaginando quindi di avere cielo non solo sopra la propria testa ma anche al di sotto dei propri piedi. La forma sferica fu infine riconosciuta sulla base di deduzioni basate su osservazioni, quali il variare delle osservazioni astronomiche con la latitudine, l'osservazione delle eclissi di luna e il confronto con la forma della luna e del sole. I Greci, circa 2500 anni fa, cominciarono per primi a sostenere che la terra fosse una sfera. Le prime testimonianze della sfericità terrestre ci arrivano da Pitagora (VI-V secolo a.C.) e da Parmenide (V secolo a.C.); poi Aristotele (384 a.C.-322 a.C.) portò le prime dimostrazioni ed infine Eratostene (274 a.C.-196 a.C.) fece le prime misurazioni. Gli studiosi del Basso Medio Evo, poi, come Guglielmo di Conches, Giovanni di Sacrobosco, Ruggero Bacone, Tommaso d'Aquino, Brunetto Latini, Dante Alighieri, Giovanni Buridano ed altri sostennero la sfericità del nostro pianeta con argomenti, per lo più di questo genere:

  • Il sole, a mezzogiorno, indica il sud qualsiasi sia il nostro punto di osservazione: se la terra fosse piatta, non sarebbe così

  • L'ombra proiettata dalla terra sulla luna, durante un'eclissi parziale, è un arco di cerchio

  • La parte che per prima scompare di una nave all'orizzonte è la chiglia, ossia tutta la parte che, disposta longitudinalmente da poppa a prua, sostiene le fiancate facendo da spina dorsale allo scafo
     

In varie epoche venne quindi ritenuto che la Terra fosse piatta, delimitata dalle acque dell'oceano, e fosse al centro dell'universo. L'errata supposizione della piattezza della Terra era dovuta alla mancata conoscenza della natura centrale della forza di gravità, che permette di avere il cielo sempre come alto e il centro della Terra sempre come basso e quindi superare l'apparente paradosso che si dovesse camminare con la testa rivolta verso il "basso" dall'altra parte della Terra, paradosso che però già Anassimandro, circa 600 anni prima di Cristo, aveva saputo superare. Si ritenne però molto più a lungo che la Terra fosse al centro dell'universo perché, avendo la stessa come unico punto di osservazione, si ha l'impressione che siano tutti gli altri corpi celesti a girare intorno ad essa; inoltre osservando il cielo di notte si ha l'impressione che sia una volta incurvata sulla Terra, illusione dovuta all'immensità dello spazio. Anche se la teoria eliocentrica fu proposta per primo da Aristarco di Samo nel III secolo a.C., la teoria geocentrica, anche a causa della precisione di misurazione astronomica necessaria a confutarla, fu quella dominante fino alla fine del Medioevo.

Nota: Pare che ancora oggi non manchino tuttavia sostenitori della forma piatta della Terra, molti dei quali aderiscono alla Flat Earth Society (Società della Terra Piatta). Come ben sanno coloro che praticano lo Yoga, Maya, l'illusione cosmica è un nemico molto arcigno da vincere!

 

 
Il sistema astronomico degli Yuga

 

Nella Creazione tutto è mutamento, movimento e, scendendo un poco più in profondità, vibrazione. La vibrazione implica il concetto di frequenza, salire e scendere, andare e tornare, ruotare intorno a qualcosa. Riferendoci in maniera un po' più consona alla facoltà sensoria degli esseri umani potremmo tentare l'analogia tra frequenza e ritmo; la classificazione del ritmo tra armonico e disarmonico è facilmente intuibile e lo diventa ancor di più qualora si ascoltasse una dolce melodia piuttosto che un'accozzaglia rumorosa di note messe in disordine. La caratteristica scenica inconfutabile dei fenomeni che avvengono nell'universo è il loro incessante movimento; ogni cosa creata è costantemente in movimento, in un modo o nell'altro. In sanscrito un sinonimo della parola universo è "Jagat" che significa andare, muovere, dare una corretta descrizione della realtà. La terra compie una rotazione completa attorno al proprio asse dando origine al fenomeno del giorno e della notte ed allo stesso tempo compie un'altra traiettoria, questa volta di rivoluzione attorno al sole dando origine al variare delle stagioni. In ciclo con questi due movimenti la luna gira attorno alla terra dando origine ai mesi lunari, divisibili, dal punto di vista della terra, in due periodi di quattordici giorni, uno luminoso ed uno buio. L'astrologia induista concepisce un'ulteriore movimento, questa volta del sistema solare nel suo complesso attorno a quello che è detto essere il "grande centro" della forza creativa universale; questo fulcro di movimento è chiamato Vishnu Nabhi, l'ombelico di Vishnu, divinità considerata come protettrice della creazione, e quest'ultimo movimento dà origine al manifestarsi degli Yuga. Gli Yuga sono parte di una concezione induista strettamente connessa con vari pensieri culturali, credi religiosi e relative pratiche; sono costituiti da tempi lunghissimi misurabili in migliaia e migliaia di anni.

Tornando ai movimenti della terra, nel suo movimento di rivoluzione attorno al sole, il suo asse rimane inclinato secondo un angolo medio di circa 66°30' rispetto al piano dell'orbita e si muove in modo che, al cambiare della posizione relativa del suo asse rispetto al sole, questo rimanga sempre parallelo alla sua direzione, cioè con la stessa inclinazione. Questo comporta che, a seconda dei vari periodi dell'anno, quindi a seconda della posizione relativa della terra rispetto al sole, l'emisfero nord e quello sud si trovino alternativamente più vicini o lontani dal sole stesso, dando origine al mutare delle stagioni a causa della maggiore o minore perpendicolarità dell'incidenza dei raggi solari.

La luna non ha un movimento rotatorio rispetto al proprio asse, o meglio, tale movimento rotatorio ha lo stesso periodo del movimento della luna attorno al nostro pianeta di modo che una faccia di essa risulti sempre rivolta verso la terra mentre l'altra le sarà sempre opposta. Anche a causa dell'inclinazione del piano di rotazione luna-terra rispetto a quello terra-sole di qualche grado, avviene il verificarsi delle varie fasi lunari, viste da un osservatore posto sulla terra. Considerando la luna ed il sole, fatto peculiare nello yoga, la dinamica complessiva di questi movimenti comporta il fatto che, alternativamente, la luna oscilli da un punto più vicino ad uno più lontano rispetto al sole. Il punto più vicino è quando essa si trova tra il sole e la terra, la fase di luna nuova, mentre quello più lontano è quando è la terra a trovarsi tra il sole e la luna, dando origine alla luna piena.

Similarmente il sistema solare, nel suo movimento ciclico attorno al grande centro, oscilla da un punto più vicino ad un punto più lontano ad esso e data la sua caratteristica intrinseca, a seconda della vicinanza o lontananza da esso, questo centro di forza determina il manifestarsi nell'uomo di "Dharma", le virtù intrinseche ai differenti Yuga che hanno origine da questo movimento complessivo. Quando il sistema solare è alla massima distanza dal grande centro si dice che la terra attraversi il periodo del Kali Yuga, l'era oscura, mentre procedendo via via verso il punto più vicino verranno a manifestarsi il Dvapara Yuga, poi il Treta e quindi il più elevato, il Satya. Poi ciclicamente, finita la fase evolutiva, tutto ritorna verso il punto più lontano in perpetuo, fino a che le cose, così come sono, esisteranno.

Secondo la concezione induista queste virtù sono quadruplici, vengono cioè a manifestarsi progressivamente quattro qualità intrinseche alla creazione e le facoltà dell'uomo diventano più o meno in grado di comprenderla nella sua interezza. Avremo quindi che nel Satya Yuga tutte e quattro queste virtù sono manifeste, scomparendo una ad una al mutare della fase degli Yuga, fino ad avere una sola virtù manifesta nel Kali Yuga. Swami Sri Yukteswar interpretò queste virtù in ordine crescente come materiali, elettriche, magnetiche e spirituali. In base a ciò chi si trovasse a vivere nel Satya Yuga avrebbe le potenzialità effettive di comprendere la creazione nella sua interezza avendo intrinsecamente queste quattro virtù sviluppate, poi nel Treta Yuga si viene a perdere la virtù della comprensione spirituale, nel Dvapara anche quella magnetica infine nel Kali Yuga la gran parte degli uomini riesce solo a cogliere gli aspetti più materiali dell'esistenza. Per questo motivo l'era di Kali è nota come l'era oscura. Và detto che le scritture induiste fanno riferimento alla sequenza degli yuga soltanto in ordine discendente, dal Satya progressivamente fino al Kali, mentre non c'è alcuna menzione dei cambiamenti secondo un ordine ascendente. Il credo generale è quello secondo il quale al termine del Kali Yuga verrà a verificarsi una terribile catastrofe dopo la quale si avrà direttamente l'alba del Satya Yuga. Ma questo quadruplice salto è contrario a qualsiasi evento osservabile in natura e come tale inconcepibile.      

 
Struttura degli Yuga
 

Yuga significa paio, in quanto secondo la concezione induista questi periodi si presentano progressivamente secondo coppie, ascendenti e discendenti, con le stesse caratteristiche intrinseche. Manu, un grande rishi (saggio illuminato) vissuto nel Satya Yuga, descrive più chiaramente queste Ere nel seguente passo tratto dal suo "Samhita":

"Chatvaryahu Sahasrani Varshanam Tu Kritam Yugam Tasya Tavat Sati
Sandhya Sandhyangshashcha Tathavidhah Itareshu Sasandheyshu
Sasandhyangsheshu Cha Trishu Ekapayena Vartante Sahasrani Satani Cha
".


Si tramanda che il Krita Yuga (Satya Yuga, o Età dell'oro del mondo) duri quattromila anni. La sua alba (Sandhya) e il suo tramonto (Sandhyangsha) hanno entrambi la stessa durata di quattrocento anni (cioè: 400+4.000+400=4.800). Nelle altre tre Età, considerando anche l'alba e il tramonto, le migliaia e le centinaia di anni diminuiscono di un'unità progressivamente(cioè: 300+3.000+300=3.600, ecc.)

Quindi secondo quanto affermato sopra ne deriverebbe una struttura composta come in tabella:


Yuga Durata Sandhya Sandhyangsha Durata complessiva
Satya Yuga 4000 anni 400 anni 400 anni   4800 anni
Treta Yuga 3000 anni 300 anni 300 anni   3600 anni
Dvapara Yuga 2000 anni 200 anni 200 anni   2400 anni
Kali Yuga 1000 anni 100 anni 100 anni   1200 anni
Durata complessiva del Daiva Yuga ( gruppo di quattro yuga) 12.000 anni
Durata complessiva di un Maha Yuga ( un paio di Daiva Yuga) 24.000 anni

Questo ciclo di quattro fasi, che dura complessivamente 12.000 anni, viene chiamato Daiva Yuga o 'Età degli Dèi', mentre un doppio ciclo discendente ed ascendente, o Maha Yuga, cioè il tempo necessario affinché il sistema solare compia un intero giro attorno al grande centro e venga a trovarsi nello stesso punto rispetto alle stelle fisse, viene a durare 24.000 anni. Al fine di fornire una descrizione più dettagliata degli Yuga verrà riportato di seguito quanto scriveva Swami Sri Yuktesvar nel suo "La Scienza Sacra" nell'anno 1894, relativamente ad essi. Questi ritmi dell'Universo riguardano "strettamente" coloro che vivono sul pianeta terra in quanto, derivando da forze che sono in essere, hanno una importanza rilevante sui detti viventi, i quali, che se ne siano consapevoli o meno, sono soggetti a tali forze a tutti i livelli del proprio essere.

 

 

" - confido che il suo significato venga compreso da coloro ai quali è destinato.

Una breve illustrazione degli yuga o ère, corredata da alcuni calcoli matematici, servirà a dimostrare che il mondo si trova attualmente nel Dvapara Yuga e che, ora (1894), sono trascorsi 194 anni dal suo inizio durante i quali la conoscenza umana si è andata evolvendo sempre più rapidamente. Apprendiamo dall'astronomia orientale che le lune descrivono un'orbita intorno ai rispettivi pianeti; che i pianeti, mentre ruotano sui proprio asse, girano insieme alle loro lune intorno al sole; e che il sole, assieme ai suoi pianeti e alle loro lune, prende una data stella come suo doppio e le ruota intorno per un periodo di tempo equivalente a circa 24.000 anni terrestri. Questo fenomeno celeste provoca la precessione dei punti equinoziali intorno allo zodiaco. Il sole compie poi un' ulteriore rotazione intorno a un grande centro chiamato Visnunabhi, la sede di Brahma, il potere creativo, il magnetismo universale. Brahma controlla la virtù mentale (dharma) del mondo interiore. Nel momento in cui il sole, nella sua rivoluzione intorno al proprio doppio, raggiunge il punto più vicino al grande centro o sede di Brahma (evento che si verifica quando l'equinozio di autunno entra nella prima casa di Ariete), la virtù mentale (dharma) raggiunge un grado di sviluppo tale per cui l'uomo riesce a comprendere facilmente tutte le cose, perfino i misteri dello Spirito. All'inizio del XX secolo l'equinozio di autunno cadrà tra le stelle fisse della costellazione della Vergine, nella prima parte della fase ascendente del Dvapara Yuga. Dopo 12.000 anni, quando il sole raggiunge il punto della sua orbita più distante dal grande centro o sede di Brahma (evento che si verifica quando l'equinozio di autunno si trova nella prima casa della Bilancia), la virtù mentale, dharma, si riduce a tal punto che l'intelligenza umana non riesce a comprendere nessuna delle cose esistenti al di là della creazione fisica. Analogamente, quando il sole, nel corso della sua rivoluzione, torna ad avvicinarsi al grande centro, la virtù mentale, dharma, comincia a svilupparsi gradualmente per raggiungere il suo massimo livello dopo altri 12.000 anni. Entrambi questi periodi di 12.000 anni ciascuno - che vengono chiamati Daiva Yuga o Coppia Elettrica - comportano un totale cambiamento, sia esteriore nel mondo materiale sia interiore nel mondo intellettuale o elettrico. Così nell'arco di tempo dei 24.000 anni, mentre il sole effettua una rivoluzione completa intorno al suo doppio, si compie un ciclo elettrico pari a 12.000 anni in corrispondenza della fase ascendente e a 12.000 anni in corrispondenza della fase discendente. Lo sviluppo della virtù mentale, dharma, avviene per gradi e si divide in quattro stadi di differente durata, che coprono in totale un periodo di 12.000 anni. I 1.200 anni durante i quali il sole percorre un ventesimo della sua orbita (vedere diagramma) vengono detti Kali Yuga. La virtù mentale, dharma, è allora al primo stadio, e manifesta solo un quarto della sua potenzialità. L'intelletto umano può comprendere soltanto gli aspetti più elementari ed evidenti del mondo esteriore sempre mutevole. I 2.400 anni durante i quali il sole percorre i due ventesimi della sua orbita sono chiamati Dvapara Yuga. La virtù mentale, dharma, è ora al secondo stadio evolutivo, cioè a metà del suo sviluppo. L'intelletto umano può quindi comprendere la materia sottile, ossia le forze elettriche e le relative proprietà che costituiscono i principi creatori del mondo esteriore.

 

La Vergine è il segno opposto ai Pesci. L'equinozio di autunno cade ora nella Vergine; il punto opposto, l'equinozio di primavera, cade necessariamente nei Pesci. I metafisici occidentali, che danno un'importanza fondamentale all'equinozio di primavera, dicono di conseguenza che il mondo si trova attualmente nell'Età dei Pesci. Gli equinozi hanno un movimento retrogrado rispetto delle costellazioni pertanto, quando gli equinozi lasceranno le costellazioni dei Pesci e della Vergine, entreranno in quelle dell'Acquario e del Leone. Secondo la teoria dello Swami Sri Yukteswarji, il mondo è entrato nell'Età dei Pesci o della Vergine nel 499 d.C., ed entrerà nell'Età dell'Acquario o del Leone duemila anni più tardi, cioè nei 2499 d.C.

I 3.600 anni durante i quali il sole percorre i tre ventesimi della sua orbita sono chiamati Treta Yuga. La virtù mentale, dharma, è ora al terzo stadio, e quindi l'intelletto umano ha la capacità di comprendere il magnetismo divino, la sorgente di tutte le forze elettriche da cui dipende l'esistenza del creato. I 4.800 anni durante i quali il sole percorre gli ultimi quattro ventesimi della sua orbita sono chiamati Satya Yuga. La virtù mentale, dharma, entra nel quarto stadio e raggiunge il suo pieno sviluppo. L'intelletto umano può ora comprendere tutto, perfino Dio, lo Spirito oltre il mondo visibile. Manu, un grande rishi (saggio illuminato) vissuto nel Satya Yuga, descrive più chiaramente questi Yuga nel seguente passo tratto dal suo Samhita:

[Si tramanda che il Krta Yuga (Satya Yuga, o Età dell'oro del mondo) duri quattromila anni. La sua alba e il suo tramonto hanno entrambi la stessa durata di quattrocento anni (cioè: 400+4.000+400=4.800). Nelle altre tre Età, considerando anche l'alba e il tramonto, le migliaia e le centinaia di anni diminuiscono di un'unità (cioè: 300+3.000+300=3.600, ecc.). Questo ciclo di quattro fasi, che dura complessivamente 12.000 anni, viene chiamato una 'Età degli Dèi'. Un giorno di Brahma è costituito di mille Età degli Dèi; la notte di Brahma ha la stessa durata.]

Il Satya Yuga propriamente detto dura 4.000 anni; i 400 anni che precedono e seguono il Satya Yuga sono i suoi sandhi, o periodi di transizione tra i rispettivi Yuga; quindi il Satya Yuga ha una durata complessiva di 4.800 anni. Per calcolare la durata degli altri Yuga e dei relativi sandhi, si deve diminuire di mille anni la durata degli Yuga propriamente detti e di cento anni quella di ciascuno dei due sandhi che rispettivamente precedono e seguono ogni Yuga. Secondo questa regola appare chiaro che il Treti Yuga dura 3.000 anni e i suoi sandhi (i periodi di transizione che lo precedono e lo seguono) 300, per un totale complessivo di 3.600 anni. Allo stesso modo il Dvapara Yuga dura 2.000 anni e ciascuno dei suoi sandhi 200, per un totale di 2.400 anni. Ed infine la durata del Kali Yuga è di 1.000 anni, ai quali vanno aggiunti cento anni per ciascuno dei suoi sandhi, per un totale di 1.200 anni. Perciò il totale complessivo degli interi periodi di questi quattro Yuga, pari a 12.000 anni, rappresenta la durata di un Daiva Yuga. L'insieme dei due Daiva Yuga, o Coppia elettrica, dura 24.000 anni e forma un ciclo elettrico completo. A partire dall'anno 11501 a.C., quando l'equinozio di autunno entrò nella prima casa di Ariete, il sole prese ad allontanarsi dal punto della sua orbita più vicino al grande centro, per spostarsi verso quello più distante; di conseguenza, le facoltà intellettuali dell'uomo cominciarono a diminuire. Durante i 4.800 anni impiegati dal sole per attraversare la fase discendente del Satya Yuga e per compiere i quattro ventesimi della sua orbita, l'intelletto dell'uomo perse completamente il potere di afferrare la conoscenza spirituale. Durante i 3.600 anni seguenti, impiegati dal sole per attraversare la fase discendente del Treta Yuga, l'intelletto perse gradualmente la facoltà di comprendere il magnetismo divino. Nei 2.400 anni successivi, durante i quali il sole attraversò la fase discendente del Dvapara Yuga, l'intelletto umano perse la facoltà di capire le forze elettriche e le relative proprietà. Nei 1.200 anni che seguirono, il sole attraversò la fase discendente del Kali Yuga raggiungendo il punto della sua orbita più lontano dal grande centro; l'equinozio di autunno si trovava allora nella prima casa della Bilancia. Le facoltà intellettive dell'uomo si erano talmente ridotte che egli non era più in grado di percepire nessuna cosa che andasse al di là della natura fisica della creazione. L'epoca intorno al 500 d.C. è stata il momento più oscuro del Kali Yuga e dell'intero ciclo dei 24.000 anni. La storia conferma l'esattezza di questi antichi calcoli dei rishi dell'India e testimonia che in quel periodo l'ignoranza e la sofferenza erano diffuse ovunque. Dall'anno 499 d.C. in poi, il sole riprese ad avanzare verso il grande centro, e l'intelletto umano cominciò a svilupparsi gradualmente. Durante i 1.100 anni della fase ascendente del Kali Yuga, che ci portano al 1599, l'intelletto umano era ancora così ottenebrato da non riuscire a comprendere le forze elettriche, Suksmabhuta, la materia sottile della creazione. Anche per quanto riguarda la situazione politica generale, in nessun paese della terra regnava la pace.....

.... Nel 1899, al termine del periodo di transizione di 200 anni del Dvapara Sandhi, avranno inizio i 2.000 anni del Dvapara Yuga vero e proprio che porteranno al genere umano nel suo complesso una più profonda conoscenza dell'elettricità e delle sue caratteristiche. Questa è la grande influenza del Tempo che governa l'universo. Nessuno può sottrarsi al suo influsso, se non colui che pervaso di puro amore, dono celeste della natura, diventa divino; battezzato nella sacra corrente Pranava (la vibrazione OM) egli comprende ora il Regno di Dio. Per concludere, possiamo osservare che i diversi pianeti, esercitando la propria influenza sui giorni della settimana, hanno dato il loro nome ai giorni corrispondenti e che, allo stesso modo, le diverse costellazioni che influiscono sui vari mesi hanno prestato il loro nome ai mesi del calendario indù. Ciascuno dei grandi Yuga esercita un forte influsso durante l'arco di tempo che ricopre; ecco perché sarebbe opportuno designare gli anni con un termine che indichi lo Yuga cui appartengono. Poiché gli Yuga si calcolano tenendo conto della posizione degli equinozi, il metodo di numerazione degli anni che fa riferimento al rispettivo Yuga è basato su un principio scientifico; il suo uso eviterebbe i numerosi inconvenienti che sono nati in passato quando le varie ère venivano associate a illustri personaggi piuttosto che al fenomeno celeste delle stelle fisse. Noi quindi proponiamo che l'anno in cui è stata scritta la presente introduzione venga chiamato 194 Dvapara anziché 1894 d.C., per mostrare con esattezza in quale Yuga ci troviamo attualmente. Ora, in questo 194° anno del Dvapara Yuga, essendo da tempo tramontata l'oscura età del Kali Yuga, il mondo si sta proiettando verso la conoscenza spirituale e gli uomini sentono il bisogno di aiutarsi l'un l'altro amorevolmente. Spero perciò che questo libro, pubblicato per esplicita richiesta del mio santo paramguru maharaj Babaji, offra a tutti un aiuto sul piano spirituale.

 

Swami Sri Yukteswar Giri

Serampore, Bengala occidentale

26° Falgun, 194 Dvàpara

(1894 d.C.)

 

 

Nota: In questo caso è necessario fare una distinzione tra quanto sostiene Sri Yukteswar, in base alle antiche scritture indù, e quelle che sono le conoscenze attuali nel campo dell'astronomia da parte della scienza occidentale. Mentre il primo associa il fenomeno della precessione degli equinozi ad un movimento del sistema solare attorno ad un dato punto la seconda lo associa invece alla variazione dell'inclinazione dell'asse terrestre, che avviene in un tempo simile ma non uguale. Riguardo al tempo, comunque, anche Sri Yukteswar specifica che si tratta di circa 24.000 anni , così come gli scienziati dichiarano una certa approssimazione riguardo al valore di 25.800. I rilevamenti scientifici dei moti dei pianeti non specificano invece nulla riguardo ad un qualche movimento del sistema solare attorno ad un qualche punto che dia origine a cicli della durata paragonabile a quella degli Yuga. Su base puramente scientifica, tenuto conto delle conoscenze attuali in campo astronomico, è quindi un puro esercizio filosofico il sostenere che un eventuale, ciclico, movimento del sistema solare cui fanno riferimento le antiche scritture dell'India possa essere messo in relazione con il fenomeno della precessione degli equinozi. Questi due periodi, il primo di 24.000 anni ed il secondo di 25.800 infatti non coincidono e dalla loro comparazione si registra un errore medio attorno al 7%.

 
Un'ipotesi azzardata
 

Premetto che quella che seguirà è un'ipotesi mia personale che non ha nessun riscontro filosofico né tanto meno scientifico ed il cui intento, forse un poco forzoso, É quello di cercare di trovare un punto in comune tra la teoria delle antiche scritture induiste e le correnti concezioni astronomiche. Partendo quindi dal presupposto della nota precedente in cui si mostra che il periodo relativo alla struttura degli yuga, della durata di circa 24.000 anni, e quello relativo alla variazione di inclinazione dell'asse terrestre, di circa 25.800, non coincidono, da una attenta osservazione della struttura degli yuga si può notare come il concetto di albe e tramonti, citato nelle antiche scritture, non sia ben specificato e nemmeno chiaro come definizione. Infatti, così come è presentato, essi vengono inclusi complessivamente due volte nel calcolo un intero Maha Yuga, poiché ne vengono considerate due coppie per ogni Daiva Yuga. Quella che segue, che è comunque solo una supposizione, è una ipotesi che cerca di trovare una soluzione plausibile a questa discordanza. Potrebbe valere la pena di prenderla in considerazione poiché, dato per scontato che questo movimento del sistema solare c'è ed ha una sua durata ben definita poiché è un fenomeno osservabile, è possibile che anche le due ipotesi coincidano se interpretate adeguatamente. Se si considerassero infatti gli Yuga secondo la loro durata complessiva, incluse cioè le loro albe e tramonti, e si aggiungessero delle fasi di transizione, i sandhi, tra due Yuga consecutivi, della stessa durata, specificata da Manu, delle albe e dei tramonti dei rispettivi Yuga e solo nelle quantità necessarie (togliendo cioè i 100 + 100 anni di transizione del Kali Yuga che non hanno ragione di esistere) avremmo:
 

24.000 + [(400+300+200) x 2] = 24.000

24.000 + 1.800 = 25.800


Basterebbe quindi aver commesso anche solo un piccolo errore nell'interpretazione delle antiche scritture, espresse più in formato filosofico che secondo schemi matematici, per dare origine ad una differenza che in realtà potrebbe non sussistere, supposto ovviamente che la scienza moderna abbia fatto i propri calcoli con estrema precisione. A sostegno di questa ipotesi c'è anche il fatto che il movimento annuale degli equinozi (precessione) che viene misurato non è di 54" di grado, come deriverebbe se un Maha Yuga (giro completo affinché un equinozio si verifichi nello stesso punto rispetto alle stelle fisse) fosse della durata di 24.000 anni, ma leggermente di meno, 50",23255814. Questo comporta che la velocità del movimento di rotazione sia più lenta e conseguentemente il tempo impiegato per percorrere un giro sia maggiore. La figura sottostante fornisce un esempio grafico di questa ipotesi.

Esempio di ciclo completo degli Yuga dal Satya al Kali e nuovamente al Satya: si dimostra graficamente che non esisterebbe necessità di alba e tramonto tra le due fasi del Kali Yuga, poiché la fase ascendente di quest'ultimo continuerebbe direttamente dalla fase discendente del precedente, come tra l'altro, tra due cicli consecutivi di Satya Yuga.

Questa tesi potrebbe dunque essere spiegata con la tabella sottostante

Yuga Durata effettiva Fase di transizione Durata complessiva con la transizione tra due Yuga
Satya Yuga 4800 anni 400 anni  5200 anni
Treta Yuga 3600 anni 300 anni  3900 anni
Dvapara Yuga 2400 anni 200 anni  2600 anni
Kali Yuga 1200 anni    1200 anni
Durata del Daiva Yuga ( quattro yuga + tre transizioni) 12.900 anni
Durata del Maha Yuga ( un paio di Daiva Yuga + sei transizioni) 25.800 anni

Un'altra ipotesi potrebbe essere quella che, dato il tempo relativamente lungo in cui avviene un ciclo degli Yuga comparato con la brevità della vita di coloro che eseguono le misure, la velocità del movimento del sistema solare attorno al grande centro sia in progressiva diminuzione. Questo potrebbe spiegare sia l'esattezza delle deduzioni di Manu, eseguite diverse migliaia di anni fa, che la correttezza di quelle attuali, eseguite molto più di recente. Questa supposizione ha comunque altissime probabilità di non essere valida in quanto con una perdita di 1.800 anni ogni 24.000 comporterebbe l'arresto del fenomeno in pochi cicli. Restano comunque entrambe soltanto fantasiose ipotesi.

 

Sri Yukteswar vs. i tradizionalisti
 

Le concezioni radicate nelle tradizioni differiscono assolutamente dalle interpretazioni, pur basate sui testi di una letteratura religiosa tenuta comunque in grande considerazione come il Manu Smriti, che Sri Yukteswar fece riguardo agli Yuga ed alla loro struttura. Secondo i tradizionalisti infatti la durata di uno Yuga dovrebbe essere calcolata considerando i "Varsha" come anni di Daiva e siccome questi sono 360 volte più lunghi alla fine comporterebbe che il Kali Yuga, parimenti composto da 1200 di questi anni, verrebbe ad avere una durata di (1200 x 360) = 432.000 anni. Di conseguenza la durata degli altri Yuga, secondo uno schema che ricalca quello che è stato analizzato in precedenza, verrebbe ad avere una lunghezza temporale letteralmente astronomica. Swami Sri Yukteswar si oppose fermamente a questa visione delle cose è tentò di dimostrare che questa non era soltanto in antitesi alle scritture ma anche contro ogni pensiero logico ed ogni calcolo astronomico rilevabile da una osservazione oggettiva. I tradizionalisti non accettarono nemmeno alcuna tesi basata su una progressione crescente degli Yuga perchè non ve ne è nota in nessuna delle scritture antiche; queste prevedono infatti solo un curva calante che partendo dal Satya Yuga termina nel Kali Yuga. Late Ram Nath Shastri, un noto studioso di sanscrito, ammiratore e persona conosciuta da Sri Yukteswar, affermò che la tesi dello Swami era superba ma siccome nelle scritture non poteva essere trovato alcun riferimento a questo fatto i tradizionalisti non sarebbero potuti essere in alcun modo persuasi ad accettarla; e senza che questi fossero d'accordo la proposta non sarebbe stata accettata nemmeno dalla gente del popolo.

Sri Yukteswar fu comunque molto fermo sulle sue posizioni ed era personalmente convinto che l'idea dei tradizionalisti fosse sbagliata e basata su errate interpretazioni dei testi antichi. Sosteneva infatti che i concetti errati si fossero insinuati nelle scritture a causa di sbagliate interpretazioni effettuate da uno dei primi commentatori del Mahabharata, di nome Kulluk Bhatta, che era un uomo dell'era oscura del Kali Yuga. Sri Yukteswar sottolineò inoltre un'altro fattore, seguito dai tradizionalisti, per rimarcare la correttezza della propria tesi. Essi sostengono infatti che ad oggi, supponendo di trovarci nell'anno cristiano 2008 d.C., il mondo stia passando attraverso 5108 anni del periodo di mutazione del Kali Yuga del suo totale di 36.000 anni e che questa fase abbia ancora davanti a sé più di trentamila anni

36.000 - 5108 = 30.892

Ma nessuno dei tradizionalisti è in grado di determinare come si sia, ad oggi, arrivati al numero di anni in oggetto di 5108. Sri Yukteswar riuscì a dimostrare che per quanto riguarda il numero progressivo dell'anno esso fosse in realtà corretto ma non lo fossero i presupposti che lo determinano. A sostegno di questo suggerì l'idea che, in tempi molto antichi, i calendari fossero realmente basati sugli Yuga e gli anni conteggiati in base all'era di appartenenza così come i giorni della settimana traggono tuttora i loro nomi dai nomi dei vari pianeti e satelliti del sistema solare e i mesi del calendario induista prendono i loro nomi da alcune importanti costellazioni. Argomentò che gli anni del Satya furono correttamente conteggiati dall'1 al 4800, quelli del Treta pure dall'1 al 3600 e poi venne il turno del Dvapara che, una volta raggiunto il 2400 non fu fatto terminare, come si sarebbe invece dovuto, non dando luogo al nuovo conteggio di Kali 1, ecc.. Si continuò così con il conteggio cronologico del Dvapara, dal 2401, poi 2402, ecc.. Questo fu dovuto al fatto, egli sostenne, della decisione del Re Yudhishthira di abbandonare il trono e la vita nel mondo poiché l'avvento del Kali Yuga non era un periodo per lui adatto per viverci in quella veste ed andandosene si portò dietro fratelli, cortigiani e studiosi. In assenza di questi ultimi nessuno aveva più le conoscenze su come calcolare gli anni per cui l'inizio del Kali Yuga non fu registrato e si continuò il conteggio da dove si era arrivati a quel momento. Facendo due conti, come gia detto prima, il Dvapara Yuga terminò nell'anno 2400 per cui quello che avrebbe dovuto essere l'anno Kali 1 fu in registrato come l'anno 2401. Ogni fase del Kali Yuga, secondo la tesi di Sri Yukteswar, dura 1200 anni per cui all'anno 2400 dobbiamo aggiungere altri 2400 anni

1.200+1.200 = 2.400

cioè due cicli completi di Kali Yuga per arrivare alla conclusione del Kali Yuga ascendente che è terminato, per quanto ci riguarda, nell'anno 1700 d.C. del calendario cristiano. Quindi nell'anno che secondo i tradizionalisti era il 4800 noi eravamo nell'anno 1700 d.C. ; aggiungendo poi a 1700 i 308 anni che mancano ad arrivare ad oggi ci troviamo ad essere nel 2008 d.C.

1700 + 308 = 2008

ed aggiungendo gli stessi 308 a 4800 otteniamo

4800 + 308 = 5178

che è l'anno in cui, secondo i tradizionalisti ci troviamo oggi. Secondo la metodologia di Sri Yuketswar invece, ci troviamo oggi nell'anno 308 Dvapara (ascendente). Egli affermava anche che vi era un altro fenomeno astronomico, conosciuto come la precessione degli equinozi, che ha una stretta correlazione con la teoria degli Yuga. Si ha un equinozio quando il sole si trova esattamente sull'equatore determinando quindi la lunghezza di ore di luce uguale a quelle di buio. Il punto rispetto alle cosiddette stelle fise in cui questo avviene si chiama punto equinoziale. É stato osservato dagli astronomi, scientificamente, che gli equinozi non avvengono esattamente ogni anno allo stesso punto ma precedono di una frazione di grado angolare quello dell'anno precedente. Secondo il Surya Siddhanta, un antico trattato di astronomia indiano, la differenza di questa precessione è di 54" di grado ogni anno. In base a questo valore, per determinare il punto di un equinozio di nuovo allo steso punto occorre trasformare un giro completo di 360° in secondi, quindi

(360 x 60 x 60) = 12.960.000

e dividerlo per il numero di secondi in oggetto, nel nostro caso 54, per avere il numero di anni in cui si compie un intero giro

12.960.000 / 54 = 24.000

Come si vede equivale esattamente al periodo di un Maha Yuga secondo gli antichi testi di Manu. Va tuttavia detto che la moderna astronomia non concorda su questo valore di 54" ma lo ha calcolato come di poco inferiore e precisamente di 50",23255814. Eseguendo di nuovo l'operazione avremo

12.960.000 / 50,23255814 =25.800

che è il numero sul quale è stata fatta l'ipotesi precedentemente analizzata. I punti equinoziali sono un fattore osservabile oggettivamente e secondo principi scientifici; la determinazione della posizione presente è osservabile, calcolabile e verificabile a sostegno della correttezza delle tesi del Maestro, che la scienza moderna conferma con qualche approssimazione, rispetto a quella sostenuta dai tradizionalisti indiani. Si noti comunque che la posizione ufficiale attuale è e rimane quella dei tradizionalisti parimenti a come, per quanto riguarda il mondo occidentale, le organizzazioni religiose ufficiali abbiano accettato solo di recente le posizioni, di Galileo prima e degli astro-fisici poi, secondo le quali la terra non è piatta, non è al centro di un universo che le gira attorno, ecc.. Per quanto mi riguarda non sono nelle condizioni di poter esprimere nessun giudizio certo né riguardo ai movimenti dei pianeti, perché non sono un astronomo, né riguardo alla forma della terra perchè non sono mai stato nello spazio ed ho solo visto delle fotografie che dalla luna, dicono, siano state scattate a riprendere la terra. Tutto quello che mi sento di affermare è: "...eppur si muove"!

 

 
Gli Yuga e lo Yoga
 

L'ipotetico lettore che si fosse preso la briga di leggere tutto quello che è stato scritto fino ad ora potrebbe sicuramente chiedersi che cosa c'entri tutta la parte sull'astronomia con lo yoga, che nell'immaginario comune è spesso visto come un serie di esercizi ginnici da fare in palestra o al massimo in mezzo ad un prato fiorito. Per quanto sia stata semplificata è una parte che richiede comprensibilmente un po' di tempo per essere assimilata e digerita in quanto nella vita di tutti i giorni ci si occupa sicuramente di più delle problematiche relative alla vita qui sul pianeta terra piuttosto che stare a pensare a dove ci si trova realmente rispetto all'universo in cui siamo immersi. Ma è lì che di fatto viviamo ed è per il delicato equilibrio di tutti quei fattori che ci è possibile essere confortevolmente vivi sulla nostra bella pallina di terra. Oltre al fatto che il portare la mente su una dimensione "astronomica" possa aiutare quest'ultima ad allargare un poco le sue vedute, tutta la parte trattata precedentemente è utile anche per potere poi vedere, e successivamente determinare, la filosofia che sta alla base della pratica del Kriya Yoga. Dopo un breve riepilogo di tutti i movimenti planetari che sono stati descritti nel capitolo precedente vedremo l'assunto per cui, secondo gli antichi rishi ed i maestri di yoga dell'India moderna, esiste una relazione tra tutto quello che sta là fuori oltre la volta azzurra, che ci da la sensazione di vivere dentro ad un bellissimo quadro tridimensionale a colori, e noi stessi, in modo particolare se ci stessimo dedicando alla pratica dello yoga.

I differenti movimenti ciclici dei corpi celesti che sono stati descritti precedentemente e che causano il verificarsi, per un osservatore situato sul pianeta terra, dei fenomeni del giorno e della notte, delle differenti stagioni, della luna piena e nuova e degli Yuga, o se preferisce, della precessione degli equinozi, avvengono tutti simultaneamente e di continuo. Mentre il sole con tutto il suo sistema di pianeti e satelliti si muove da e verso il Grande Centro la terra continua a girare su sé stessa mentre gira anche attorno al sole e la luna continua a girare attorno alla terra. Un giro della terra su sé stessa costituisce un giorno, un giro della luna attorno alla terra costituisce un mese (lunare) ed un giro completo della terra attorno al sole costituisce un anno (solare) ed un giro completo del sistema solare attorno al Grande Centro costituisce un Maha Yuga. Così riassunti non è difficile mettere tutti questi movimenti in una correlazione reciproca e si può anche tentare di immaginarli nel loro complesso. Riguardo ai mesi è noto che un mese lunare sia più breve di un mese solare inteso come frazione di un anno solare. Ci sono 12 mesi in anno, ma ogni tre anni vengono a verificarsi 37 mesi lunari. Nonostante i mesi siano stati concepiti sulla base di quelli lunari a parecchi di loro è stato aggiunto qualche giorno così da conformarsi ai 12 mesi solari. Prendendo questi 37 mesi lunari come equivalente di tre anni solari è possibile calcolare gli Yuga in termini di mesi lunari. Questo è un fattore di fondamentale importanza nell'applicazione pratica delle tecniche spirituali del Kriya Yoga ed è proprio per questo che è stato impostato tutto il discorso sugli Yuga e la loro durata, poiché è di importanza rilevante per i devoti del Kriya Yoga.

 

 
La teoria fondamentale del Kriya Yoga
 

É già stato detto nel capitolo relativo agli Yuga che la loro progressiva mutazione ascendente comporti l'acquisizione delle differenti virtù, Dharma, e perché queste possano manifestarsi appieno nel loro potenziale sono richieste migliaia e migliaia di anni. Gli antichi maestri della tradizione spirituale dell'India scoprirono che le medesime virtù possono essere rese manifeste nell'uomo anche entro la durata di una vita media a condizione che i movimenti planetari sopra menzionati riescano ad essere posti in atto, producendo quindi i medesimi effetti naturali, nell'essere umano. Il Kriya Yoga fu concepito secondo questo schema; in accordo con questo disegno il "Sahasrara", la sede dello Spirito nell'uomo, rappresenta l'elemento sole in esso, mentre la mente, nel suo aspetto di consapevolezza, rappresenta l'elemento luna. Il Sushumna nadi, il canale energetico principale del corpo sottile dell'uomo rappresenta invece l'intero firmamento contenente le diverse costellazioni di stelle rappresentate a loro volta dai sei (dodici a causa della polarità esistente nella creazione) centri di energia situati entro essa, i chakra. Con il movimento di questa "luna" interiore nello spazio della Shushumna dal punto più lontano dal "sole" interiore a quello più vicino ad esso e producendo la ciclicità continua propria del movimento di questi corpi celesti si realizza, a livello sottile, il medesimo sviluppo spirituale che si avrebbe all'avvenire naturale di questi movimenti, ma in un tempo enormemente più breve. Si consideri che un movimento completo eseguito correttamente, dal punto più basso a quello più alto e viceversa, che impiega meno di un minuto, si stima equivalga alla durata di un mese lunare. Eseguendo le adeguate ripetizioni di questo movimento interiore, che è in rapporto con quello esteriore dei pianeti, si può ottenere il medesimo sviluppo spirituale, quindi la manifestazione delle relative virtù di tutti gli Yuga, progressivamente, in un periodo relativamente breve, brevissimo se comparato con distanze temporali di migliaia di anni.

Nota: É stata usata una terminologia strettamente attinente allo yoga riguardo ad alcuni vocaboli. Chi è avvezzo alla materia avrà chiarissimi i concetti mentre per chi conosce meno l'argomento potrebbero risultare riferimenti astratti. In altre sezioni di questo sito queste nozioni saranno descritte e definite con più precisione.

Questa è la filosofia, la teoria principale che sta alla base della pratica del Kriya Yoga. É comprensibilmente discutibile perché si fonda su dei principi che non sono oggettivamente dimostrabili, fa delle analogie che non hanno un riscontro provato ed in definiva non si basa di certo sul principio scientifico. É altrettanto vero però che anche nella fisica moderna, una delle sedi principali dove il principio scientifico viene rigorosamente applicato, esistono rami di pensiero che formulano teorie con una tendenza marcata verso la direzione sopracitata senza ovviamente spingersi tanto lontano. La fisica infatti, per spiegare determinati fenomeni, è costretta a tralasciarne altri, considerati meno importanti riguardo all'evento in osservazione, per riuscire a descriverlo ma così operando è obbligata ad accettare una certa approssimazione. Non è quindi corretto costruirsi lo schema mentale per cui "tutto ciò che è scientifico è vero mentre il resto è solo ciarlataneria". Se così fosse nel caso in cui al tempo di Newton qualcuno avesse parlato di una "Internet di computer" gli sarebbe stato certamente risposto che non era materia scientifica, eppure adesso c'è. Anche i fisici sono giunti a comprendere che tutte le loro teorie dei fenomeni naturali, comprese le "leggi" che formulano, sono creazioni della mente dell'uomo, proprietà cioè della nostra mappa concettuale della realtà più che proprietà della realtà stessa. Questo schema concettuale è necessariamente limitato e approssimato,come lo sono tutte le teorie scientifiche e le "leggi della natura" che esso contiene. Tutti i fenomeni naturali sono in definitiva interconnessi, e per spiegare uno qualsiasi di essi dovremmo comprendere tutti gli altri, il che, ovviamente, è impossibile. I grandi successi della scienza sono dovuti alla possibilità di introdurre approssimazioni. In tal modo, se ci si accontenta di una "conoscenza" approssimata della natura, si possono descrivere gruppi di fenomeni opportunamente scelti, ignorandone altri meno importanti. Così è possibile spiegare un gran numero di fenomeni a partire da alcuni di essi, e di conseguenza si possono capire diversi aspetti della natura in modo approssimativo senza dover comprendere per forza tutto quanto in una volta sola. Questo è il metodo scientifico; tutte le teorie e i modelli scientifici sono solo approssimazioni della vera natura delle cose, ma l'errore che si introduce con l'approssimazione è spesso sufficientemente piccolo da giustificare questo modo di procedere. I fisici costruiscono quindi una sequenza di teorie parziali e approssimate, ognuna delle quali, pur essendo più precisa della precedente, non rappresenta ancora una descrizione completa e definitiva dei fenomeni naturali.

Nota: Occorre dire che questa teoria è messa in discussione anche tra alcuni seguaci e praticanti di Kriya Yoga adducendo le più varie e logiche ragioni. Io non mi sento di esprimere nessun giudizio personale, credo che sia una questione soggettiva il sentirla propria o meno e mi limito solo a presentarla così come la ho trovata descritta. É un fatto che diverse scuole di Kriya Yoga basino lo sviluppo delle pratiche che insegnano su questo principio, altre lo intendono concepito secondo schemi differenti mentre alcuni non vi fanno affidamento alcuno.

Ora è sicuramente più facile vedere come nella concezione orientale, parimenti a quella della fisica moderna, ogni cosa dell'universo sia connessa a ogni altra cosa esistente e nessuna sua parte sia in sé fondamentale. Le proprietà di una parte qualsiasi non sono determinate da qualche legge fondamentale, ma dalle proprietà di tutte le altre parti. Sia i fisici che i mistici riconoscono l'impossibilità che da ciò deriva di spiegare pienamente un qualsiasi fenomeno, ma poi essi assumono atteggiamenti diversi. I fisici, come abbiamo già visto prima, si accontentano di una conoscenza approssimata della natura. I mistici orientali, viceversa, non sono interessati alla conoscenza approssimata, "relativa", ma si prefiggono di raggiungere la conoscenza "assoluta", la quale comporta una comprensione della totalità della vita. Essendo ben consapevoli della sostanziale interrelazione dell'universo, essi si rendono conto che spiegare qualcosa significa, in definitiva, mostrare come essa sia connessa a ogni altra cosa. Poiché questo è impossibile, i mistici orientali sostengono che nessun fenomeno singolo può essere spiegato. Le principali scuole del misticismo orientale concordano quindi con la concezione secondo la quale l'universo è un tutto interconnesso in cui nessuna parte è più fondamentale delle altre, cosicché le proprietà di una parte qualsiasi sono determinate da quelle di tutte le altre. In questo senso, si potrebbe dire che ogni parte "contiene" tutte le altre e, in realtà, una percezione di mutua incorporazione sembra essere una caratteristica dell'esperienza mistica della natura. Come dice Sri Aurobindo: "Per il senso supermentale non vi è nulla di realmente delimitato; esso si fonda sulla percezione del tutto in ogni cosa e di ogni cosa nel tutto". E credo che la formulazione della teoria base del Kriya Yoga si adatti benissimo a questo concetto.

Nota: Questa idea di "tutto in ogni cosa" e di "ogni cosa nel tutto" ha trovato la sua elaborazione più ampia nella scuola Avatarasaka del buddhismo Mahayana che viene spesso considerata il punto più alto e conclusivo del pensiero buddhista. Essa si basa sull'Avatamsaka-sutra, che tradizionalmente si crede sia stato pronunciato dal Buddha mentre era in profonda meditazione dopo il suo Risveglio Spirituale. Questo voluminoso sutra, che sinora non è stato tradotto in nessuna lingua occidentale, descrive con molti particolari come viene percepito il mondo nello stato di coscienza illuminato, quando "i contorni solidi dell'individualità si dissolvono e la sensazione della limitatezza non ci opprime più". Nella sua ultima parte, chiamata Gandavyuha, si racconta la vicenda di un giovane pellegrino, Sudhana, e dà la più vivida descrizione della sua esperienza mistica dell'universo, che gli appare come una perfetta rete di relazioni reciproche, dove tutte le cose e tutti gli eventi interagiscono tra loro in modo tale che ognuno di essi contiene in se stesso tutti gli altri.   

 

 

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