Il Primo giro della Ruota del Dharma

(secondo gli insegnamenti di S.S.Dalai Lama)

Le Quattro Nobili Verità

Secondo la leggenda, raggiunta la piena illuminazione, il Buddha restò in silenzio per quarantanove giorni, senza predicare. Il suo primo insegnamento pubblico fu diretto ai cinque asceti che erano stati suoi compagni quando conduceva vita di mendicante. Avendo compreso che l'ascetismo non porta alla libertà dalla sofferenza, il Buddha - allora chiamato Siddharta Gautama - aveva abbandonato le pratiche ascetiche e si era separato dai cinque compagni. Offesi per quello che ritenevano un tradimento, essi avevano giurato di non avere più nulla a che fare con lui. Credevano, infatti, che il mutamento di Siddharta indicasse la sua incapacità di perseguire la via dell'ascetismo. Ma, quando lo incontrarono dopo l'Illuminazione, si sentirono spontaneamente attratti verso di lui. Ai cinque antichi compagni il Buddha impartì il primo insegnamento pubblico, nel Parco delle Gazzelle di Sarnath. In quel discorso, divenuto famoso come primo giro della ruota del Dharma, il Buddha espresse i principi delle Quattro Nobili Verità. Come la maggior parte di voi saprà, queste Quattro Verità sono:

la Verità della sofferenza,

la Verità dell'origine della sofferenza,

la Verità della Estinzione della sofferenza,

la Verità del Sentiero che conduce alla estinzione della sofferenza.


Secondo il Sutra relativo al primo giro, il Buddha espose le Quattro Nobili Verità sulla base di tre fattori: la natura delle verità stesse, la loro specifica funzione, il loro effetto o completo conseguimento. Il primo fattore riguarda la natura di ogni singola verità. Il secondo spiega la necessità che il praticante comprenda il significato specifico di ciascuna verità - e cioè: riconoscimento della sofferenza ed eliminazione della sua origine; attuazione dell'estinzione della sofferenza; realizzazione del sentiero che porta all'estinzione. Nell'ottica del terzo fattore, il Buddha spiegò il risultato ultimo, o completo conseguimento, delle Quattro Nobili Verità - e cioè: completo riconoscimento della sofferenza, completo abbandono dell'origine della sofferenza, completo conseguimento dell'estinzione della sofferenza, completa attuazione della via che porta alla estinzione della sofferenza. Personalmente reputo l'insegnamento delle Quattro Nobili Verità molto profondo. Esso espone in sintesi il progetto dell'intero corpus del pensiero e della pratica buddisti, delineando cosi la struttura base del cammino dell'individuo verso l'Illuminazione. Tornerò su questo più avanti. Ciò che desideriamo e cerchiamo è il conseguimento della felicità e l'eliminazione della sofferenza. Il desiderio di conseguire la felicità e eliminare dolore e sofferenza è innato in ciascuno di noi e non ha bisogno di giustificazione per la sua esistenza e validità. Tuttavia felicità e sofferenza non sorgono dal nulla. Esse sono conseguenza di cause e condizioni. In breve, la dottrina delle Quattro Verità stabilisce il principio di causalità. Tenendo presente questo punto fondamentale, mi trovo a volte a considerare come tutto il pensiero e la pratica buddisti si possano condensare in due principi:

  • 1) adottare una visione del mondo che percepisca la natura interdipendente dei fenomeni, ossia la natura di origine dipendente di tutte le cose e di tutti gli eventi;

  • 2) su questa base, adottare uno stile di vita non violento e che non rechi danno.

 

Il buddismo sollecita la condotta non violenta sulla base di due semplici e ovvie premesse:

  • 1) in quanto esseri senzienti, nessuno di noi desidera la sofferenza;

  • 2) la sofferenza ha origine da sue determinate cause e condizioni. Gli insegnamenti buddisti asseriscono inoltre che la causa principale del dolore e della sofferenza sta nella nostra ignoranza e confusione mentale.

Perciò, se non vogliamo la sofferenza, il passo logico da fare è astenersi da azioni negative, le quali conducono naturalmente a conseguenti esperienze di dolore e sofferenza. Dolore e sofferenza da soli non esistono; si verificano come risultato di cause e condizioni. Qui, nella comprensione della natura della sofferenza e del suo rapporto con cause e condizioni, il principio di origine dipendente gioca un ruolo fondamentale. In sostanza, il principio di origine dipendente asserisce che un effetto dipende dalla sua causa. Dunque, se non volete il risultato, dovreste impegnarvi per eliminare la sua causa. Alla interno delle Quattro Verità troviamo in atto due distinti binomi causa - risultato: la sofferenza è il risultato e l'origine della sofferenza è la causa; parimenti, la vera estinzione della sofferenza è pace (risultato) e il sentiero che ad essa conduce è la causa di quella pace. La felicità che cerchiamo - autentica e durevole pace e felicità - si può ottenere solo attraverso la purificazione della mente. Questo è possibile se eliminiamo la causa principale di ogni sofferenza e infelicità - la nostra fondamentale ignoranza. La libertà dalla sofferenza, la vera estinzione della sofferenza, può prodursi solo dopo che siamo riusciti a smascherare l'illusione creata dalla nostra abituale tendenza a percepire i fenomeni come dotati di esistenza intrinseca e, di conseguenza, abbiamo realizzato la profonda visione intuitiva che penetra la natura definitiva della realtà. Per giungere a questo, tuttavia, l'individuo deve perfezionare i tre addestramenti superiori. La pratica della Visione Profonda, o saggezza, agisce quale effettivo antidoto all'ignoranza e alle illusioni che da essa derivano. Tuttavia, soltanto quando essa venga unita a una capacità di concentrazione univoca, tutta l'energia e l'attenzione della nostra mente possono essere focalizzare senza distrazione sull'oggetto di meditazione prescelto. Perciò, l'addestramento nella concentrazione superiore è un fattore indispensabile negli stadi avanzati di applicazione della saggezza ottenuta attraverso la profonda visione intuitiva. Tuttavia, perché la pratica della concentrazione superiore e la pratica della visione profonda superiore siano coronate da successo, il praticante deve innanzi tutto stabilire una solida base di moralità adottando uno stile di vita eticamente valido.


I tre addestramenti superiori

Come vi sono tre tipi di addestramento superiore nell'etica, nella concentrazione e nella saggezza - così le scritture buddiste si dividono in tre grandi branche: disciplina, serie di discorsi, conoscenza metafisica. Si può affermare che una persona sia un detentore del Buddhadharma quando è in grado di intraprendere un autentico esercizio di queste tre discipline, fondato sullo studio dei tre gruppi di scritture, nonché di trasmettere tale conoscenza ad altri. La necessità di impegnarsi nei tre addestramenti superiori è identica per gli uomini e per le donne. Per quanto concerne l'importanza dello studio e della pratica, non si può fare alcuna distinzione tra i praticanti sulla base del loro sesso. Tuttavia, nelle regole monastiche di disciplina etica vi sono alcune differenze, a seconda del sesso del praticante. Il principale fondamento della pratica della moralità consiste nell'astenersi dalle dieci azioni negative: tre attinenti al corpo, quattro attinenti alla parola, tre attinenti al pensiero.

Le tre non - virtù fisiche sono:

  • 1) uccidere: privare intenzionalmente della vita un essere vivente, sia esso persona o animale, anche se insetto;

  • 2) rubare: impadronirsi di una proprietà altrui senza il consenso dell'altra persona, indipendentemente dal valore di detta proprietà;

  • 3) impropria condotta sessuale: commettere adulterio.

Le quattro non - virtù verbali sono:

  • 4) mentire: ingannare gli altri con parole o gesti;

  • 5) disunire: creare discordia, facendo in modo che coloro che sono d'accordo entrino in disaccordo o coloro che sono in disaccordo lo siano ulteriormente;

  • 6) parlare violento: maltrattare gli altri con le parole;

  • 7) fare discorsi vani: parlare di cose futili perché motivati dal desiderio, e così via.

Le tre non - virtù mentali sono:

  • 8) cupidigia: desiderare di possedere qualche cosa che appartiene ad altri;

  • 9) intenzione malevola: desiderare di fare del male ad altri, sia in piccola sia in grande misura;

  • 10) visione errata: sostenere per esempio che la rinascita, la legge di causa e effetto o i Tre Gioielli non esistono.

La moralità praticata da un apprendista spirituale in termini di esplicita adozione di una particolare condotta etica sotto forma di precetti è conosciuta come disciplina della liberazione individuale, o Pratimoksa. Per quanto concerne la natura e l'elenco specifico dei precetti, emersero nell'India antica quattro tradizioni principali, poi suddivise in diciotto sotto scuole. Ognuna delle quattro tradizioni principali aveva la propria versione del Sutra della liberazione individuale (Pratimoksa Sutra) tradizionale resoconto delle raccomandazioni disciplinari del Buddha, che elenca i precetti etici ed enuncia gli orientamenti fondamentali della vita monastica. Nella tradizione tibetana il sistema monastico e le regole etiche ad esso connesse sono quelli della scuola Mulasarvastivadin. Secondo il Sutra della Liberazione individuale di questa scuola, scritto in sanscrito, ci sono 253 regole da seguire per il monaco che abbia preso l'ordinazione completa, e 364 per la monaca completamente ordinata. In questo la tradizione tibetana differisce dalla tradizione Theravada, che accetta la versione del Sutra in lingua pali, dove sono elencati 277 precetti per il monaco e 311 per la monaca. La pratica della moralità - impedire alle tre porte (corpo, parola, mente) di indulgere in azioni nocive - ci arma di consapevolezza e coscienziosità. Queste due facoltà ci aiutano a evitare gravi forme di azioni negative fisiche e verbali, che sono distruttive per sé e per gli altri. Per questo motivo la moralità è il fondamento della via buddhista. La seconda fase è la meditazione, ossia l'addestramento nella concentrazione superiore. In generale, parlando di meditazione in senso buddhista, distinguiamo due tipi principali: la meditazione concentrativa e la meditazione analitica. La prima si riferisce soprattutto agli stati meditativi della calma dimorante e alle varie pratiche meditative interamente connesse a questo stato.6 Le caratteristiche principali di questo tipo di meditazione sono il carattere di univocità della concentrazione e la qualità di assorbimento meditativo che esso genera. Meditazione analitica, invece, si riferisce a stati che, entrando in contatto con l'oggetto di meditazione, sono principalmente rivolti a esaminare e ad analizzare l'oggetto in questione. Essa comprende anche pratiche non caratterizzate solo dalla concentrazione univoca, ma associate a una analisi più profonda. Tuttavia, in entrambi i casi, è essenziale possedere un solido fondamento di consapevolezza e vigilanza - facoltà che hanno origine, come abbiamo visto, in una salda pratica di disciplina etica. Anche sul piano ordinario, nella vita di ogni giorno, l'importanza della consapevolezza e della vigilanza non dovrebbe essere sottovalutata. Per riassumere: quando ci impegniamo nella pratica della moralità, gettiamo le fondamenta dello sviluppo mentale e spirituale. Quando ci impegniamo nella pratica complementare della concentrazione, rendiamo la mente disponibile e ricettiva a questo scopo più elevato, e la prepariamo alla successiva pratica superiore della visione profonda, o saggezza. Mediante la facoltà della concentrazione univoca, frutto del fissare la mente su un unico oggetto, siamo in grado di incanalare tutta la nostra attenzione e la nostra energia mentale verso un dato oggetto. A questo punto, grazie a uno stato mentale assai stabile, è possibile generare una reale e profonda visione della natura ultima della realtà. Questa penetrante visione intuitiva della non esistenza del sé è l'unico antidoto diretto all'ignoranza, giacché essa sola è in grado di sradicare le nostre fondamentali percezioni errate, ovvero la nostra ignoranza, insieme con i vari stati illusori cognitivi ed emotivi che da essa derivano.


I trentasette aspetti del sentiero verso l'illuminazione

La struttura generale della via buddhista è descritta nel primo giro della ruota del Dharma mediante i trentasette aspetti del sentiero verso l'illuminazione. Questi sono divisi in sette categorie. La prima categoria comprende le quattro consapevolezze, e cioè consapevolezza del corpo, delle sensazioni, della mente e dei fenomeni. Consapevolezza si riferisce qui a pratiche contemplative che riguardano la natura fondamentalmente insoddisfacente del Samsara e la transitorietà di questa esistenza condizionata, del ciclo perenne dei nostri schemi abituali di pensiero e di comportamento. Grazie a tali riflessioni il praticante sviluppa un'autentica determinazione di liberarsi dal ciclo dell'esistenza condizionata. Seguono i quattro abbandoni completi. Sono chiamati così perché il praticante, quando sviluppa una sincera determinazione a liberarsi attraverso la pratica delle quattro consapevolezze, si impegna in una condotta che evita le cause di futura sofferenza e coltiva quelle di futura felicità. Perciò i quattro abbandoni sono:

  • 1) abbandono di pensieri e azioni nocivi già generati;

  • 2) non generazione di pensieri e azioni nocivi;

  • 3) sviluppo di pensieri e azioni positivi già generati;

  • 4) generazione di pensieri e azioni positivi non ancora generati.

Benché, nella vostra mente, voi possiate superare le azioni negative e le emozioni afflittivi che le motivano e incrementare i fattori positivi - tecnicamente detti classe di fenomeni puri -, i cosiddetti quattro fattori di poteri miracolosi si manifestano solo quando la mente è molto concentrata. Questi quattro fattori sono collegati alla pratica dello sviluppo della facoltà di concentrazione univoca. Vengono definiti anche le quattro «gambe», perché sono i requisiti indispensabili che consentono al praticante di conseguire gli stati mentali di concentrazione univoca che servono come base per le manifestazioni soprannaturali. Questi sono i quattro poteri miracolosi dell'aspirazione, dello sforzo, dell'intenzione e deliri. La quarta categoria comprende le cinque facoltà; la quinta categoria i cinque poteri. Un elenco è lo stesso nelle due categorie: fiducia, impegno gioioso, consapevolezza, concentrazione univoca e intelligenza. In questo contesto, la distinzione tra facoltà e potere dipende dal livello di competenza del praticante in quella particolare capacità: a uno stadio sufficientemente avanzato di competenza nella pratica, la facoltà diventa potere. Vengono poi le sette diramazioni del sentiero verso l'illuminazione: perfetta consapevolezza, perfetta analisi, perfetto impegno, perfetta gioia, perfetta flessibilità, perfetta stabilità meditativa, perfetta equanimità. La settima e ultima categoria è il nobile ottuplice sentiero: retta visione, retta intenzione, retta parola, retta azione, retti mezzi di sussistenza, retto sforzo, retta consapevolezza, retta stabilità meditativa. Questa, dunque, è la struttura generale della via buddhista proposta dal Buddha nel primo giro della ruota del Dharma. Il buddismo praticato nella tradizione tibetana incorpora in modo completo tutti questi aspetti della dottrina buddhista.


 

*****************************************************************************

 



Il Secondo giro della Ruota del Dharma

(secondo gli insegnamenti di S.S.Dalai Lama)

I Sutra della Saggezza

Nel secondo giro della ruota del Dharma, al Picco degli Avvoltoi,' il Buddha insegnò i Sutra della Saggezza - il gruppo di Sutra conosciuti come perfezione della saggezza (Prajnaparamita). Vi è trattato prevalentemente il tema della vacuità e degli stati trascendenti associati con l'esperienza della vacuità. Il secondo giro va considerato come un'elaborazione dei temi trattati dal Buddha nel primo giro della ruota. Nel primo giro, il Buddha spiegò la necessità di riconoscere la natura insoddisfacente della nostra esistenza e la sofferenza e il dolore che sono parte integrante di tale esistenza condizionata. Nel secondo giro c'è un rilevante mutamento di accento. Qui il praticante viene incoraggiato ad ampliare lo scopo della contemplazione sulla natura della sofferenza, in modo da includere tutti gli altri esseri senzienti. Il secondo giro è, dunque, di portata e visione assai più ampie. Parimenti, il secondo giro è molto più esauriente per quanto riguarda la trattazione dell'origine della sofferenza. Oltre all'ignoranza e all'attaccamento, i Sutra della saggezza identificano in modo chiaro e dettagliato varie forme sottili di afflizioni mentali; queste forme sottili ci impediscono di percepire la realtà in modo non contaminato dalla nostra abituale tendenza a percepire tutti i fenomeni come dotati di esistenza intrinseca. Perciò, in tale prospettiva, si comprende che l'origine della sofferenza si trova non solo nei palesi fattori consci dell'ignoranza e dell'attaccamento, ma anche nelle sottili impronte e manifestazioni di queste afflizioni mentali. Ancora: nel secondo giro acquista ulteriore profondità e complessità la trattazione della terza Nobile Verità, la vera estinzione della sofferenza. A differenza dei Sutra del primo giro, gli insegnamenti del secondo giro esaminano nei dettagli la natura della estinzione della sofferenza in generale, le sue caratteristiche specifiche, e cosi via. Maggiore profondità e precisione si riscontrano anche nella presentazione della quarta Nobile Verità, i veri sentieri. Per quanto riguarda il sentiero effettivo verso l'illuminazione, nei Sutra della saggezza il Buddha presenta una via unica nel suo genere, fondata sulla generazione di una profonda visione della vacuità, o non esistenza del sé, che è il vero modo di essere di tutti i fenomeni. Tale visione viene coltivata attraverso la compassione universale e il bodhicitta (la vera aspirazione altruistica a raggiungere la piena illuminazione per il benessere di tutti gli esseri), atteggiamenti che caratterizzano il praticante del Mahayana o Veicolo Universale. La combinazione di visione profonda della vacuità e di realizzazione del bodhicitta costituisce la perfetta unione di saggezza e mezzi abili. In questo contesto, l'aspetto della saggezza si riferisce principalmente all'esperienza della vacuità, mentre l'aspetto del metodo, cioè l'abilità nei mezzi, si riferisce principalmente alla motivazione altruistica che indirizza la saggezza alla realizzazione degli ideali di compassione. Questo sentiero di unificazione è insegnato nel secondo giro della ruota del Dharma. Perché la presentazione delle Quattro Nobili Verità, che si trova nel secondo giro della ruota del Dharma, è più profonda di quella che si trova nel primo giro? Non si tratta solo del fatto che nei Sutra della saggezza compaiono elementi che non compaiono nei Sutra del primo giro. Questa non è la ragione. Il punto è il seguente: i Sutra della saggezza non solo trattano alcuni aspetti non affrontati nei Sutra del primo giro, ma elaborano e sviluppano le più ampie ramificazioni del principio di causalità che è alla radice delle Quattro Verità, conducendo così la discussione a un livello più profondo. Questo ulteriore sviluppo della dottrina delle Quattro Verità ha luogo all'interno della struttura basilare della via enunciata nel primo giro. Queste sono le ragioni per cui sostengo che la spiegazione della dottrina delle Quattro Nobili Verità che appare nei Sutra della saggezza è più profonda e più completa. A motivo della estensiva trattazione del tema della vacuità la mancanza di realtà intrinseca ovvero di identità intrinseca di tutti i fenomeni - il secondo giro della ruota è conosciuto come «la ruota del Dharma attinente all'assenza di caratteri intrinseci». Inoltre nei discorsi del secondo giro, che si trovano nei Sutra della saggezza, vi sono affermazioni che sembrano contraddire la struttura generale della via annunciata nel pruno giro della ruota. Per questo motivo il buddismo Mahayana distingue due categorie di scritture: le scritture interpretabili, ossia quelle il cui significato può essere considerato provvisorio e che richiedono ulteriore interpretazione al di là del significato letterale; e le scritture definitive, ossia quelle che possono essere intese come letteralmente vere. Fondamentale, in questo approccio ermeneutico, è il principio Mahayana dei quattro affidamenti. Questi sono:

1) affidarsi all'insegnamento, non all'insegnante;

2) affidarsi al significato, non alle parole che lo esprimono;

3) affidarsi al significato definitivo, non al significato provvisorio;

4) affidarsi alla saggezza trascendente dell'esperienza profonda, non alla semplice conoscenza.


Il primo punto del principio dei quattro affidamenti afferma che quando si ascolta un insegnamento o si legge un testo, non si deve giudicare la validità di ciò che viene detto sulla base della fama, della ricchezza, della posizione o del potere di colui che parla, ma sulla base del valore dell'insegnamento stesso. Il secondo punto afferma che non si deve giudicare un'opera sulla base dello stile letterario, ma sulla base dell'argomento trattato. E terzo punto prescrive che nel riflettere sulla validità di una tesi si tenga presente non il significato provvisorio, ma la posizione definitiva. Infine, il quarto punto afferma che, anche quando ci si attiene al significato definitivo, ciò va fatto in forza di saggezza e comprensione ottenute attraverso l'esperienza e non in base alla semplice conoscenza intellettuale dell'argomento. In effetti, questo modo di procedere trova un riscontro nelle parole stesse del Buddha.

Dice il Buddha:

0 bhiksu e uomini saggi, come l'orefice saggia l'oro ponendolo sulla fiamma, tagliandolo, strofinandolo, così voi dovete esaminare le mie parole per accettarle. Ma non per la riverenza che nutrite nei miei confronti.

In sostanza, possiamo dire che nel secondo giro della ruota del Dharma, esposto nei Sutra della perfezione della saggezza, il Buddha sviluppa in grande profondità il tema della cessazione della sofferenza nei termini di un'estesa trattazione della dottrina della vacuità. Questo approccio ermeneutico ci aiuta anche a estrarre i significati impliciti dei vari Sutra. Per esempio scopriamo che, sebbene l'argomento esplicito dei Sutra della saggezza sia il tema della Vacuità, è possibile anche una lettura che tenga conto del significato implicito. Secondo questa lettura, oggetto dei Sutra della saggezza sono i vari livelli di esperienza trascendente associati alla realizzazione della Vacuità: cioè i progressivi stadi di crescita sulla via dell'Illluminazione. Questo livello di significato è noto come significato nascosto, o implicito, dei Sutra della Saggezza.





**********************************************************************************

 



Il Terzo giro della Ruota del Dharma

(secondo gli insegnamenti di S.S.Dalai Lama)

Il Tathagatagarbha

Il terzo giro della ruota del Dharma contiene molti Sutra diversi, il più importante dei quali, il Tathagatagarbhasutra (Sutra dell'essenza del Tathagata), descrive l'innato potenziale di illuminazione che si trova in noi: la nostra essenza di buddhità, ovvero la nostra natura di Buddha. Questo Sutra è in effetti la fonte della raccolta di inni di Nagarjuna, nonché del trattato di Maitreya, Mahayna - Uuttaratantra (Il sublime continuum del Grande Veicolo). In questo Sutra il Buddha esplora ulteriormente i temi principali trattati nel secondo giro, e cioè la dottrina della vacuità, e le esperienze trascendenti associate con la penetrazione della vacuità, nel contesto del sentiero individuale alla illuminazione. Tuttavia, poiché la natura della vacuità - la mancanza di esistenza intrinseca di tutti i fenomeni - era già stata esaurientemente spiegata nei suoi aspetti più sottili e profondi nei Sutra della saggezza, in questo terzo giro non viene esposta una ancora più sottile dottrina della vacuità. Caratteristica particolare del terzo giro è, invece, la presentazione di specifiche tecniche di meditazione volte a potenziare la saggezza che realizza la vacuità, e la discussione, da un punto di vista soggettivo, dei vari sottili fattori insiti nell'esperienza di quella saggezza. Vi è anche un'altra categoria di Sutra appartenenti al terzo giro della ruota del Dharma. In questo gruppo il Sutra principale è il Samdhinirmocanasutra (Sutra che delucida il pensiero del Buddha). In questo Sutra il Buddha riconcilia l'apparente contraddizione tra certe affermazioni del primo giro che ascrivono un'identità intrinseca ai fenomeni e l'esplicita negazione di ogni identità intrinseca presente nel secondo giro. Per far questo il Buddha chiarisce la dottrina della vacuità, o mancanza di identità, mostrando come essa debba di fatto essere applicata in modo diverso a differenti categorie di fenomeni. Secondo questa concezione, l'esistenza va compresa nei termini di tre classi:

fenomeni designati,

fenomeni dipendenti

fenomeni pienamente stabiliti, o fenomeni ultimi.

Fenomeni designati sono i fenomeni che esistono solo come concetti attribuiti, in relazione ad altre entità che possiedono realtà più autonome. Essi comprendono le entità astratte: gli universali, le relazioni, le negazioni (come la mera assenza di qualcosa) etc. Fenomeni dipendenti sì riferisce a tutte le cose e gli eventi che si verificano come risultato di cause e condizioni. La terza categoria, fenomeni pienamente stabiliti, si riferisce al modo di essere ultimo di tutti i fenomeni: la vacuità. Da un altro punto di vista, le tre categorie esposte sopra si possono considerare anche come nature distinte, ma universali, di tutti i fenomeni. Secondo questa prospettiva esse diventano rispettivamente: natura designata, natura dipendente e natura pienamente stabilita. In relazione a queste tre nature, all'espressione «mancanza di identità» vengono attribuiti significati diversi. Per esempio, i fenomeni designati sono privi di identità intrinseca, i fenomeni dipendenti sono privi di identità derivata da autoproduzione, i fenomeni pienamente stabiliti sono privi di identità ultima. Ecco perché il terzo giro della ruota viene detto «ruota del Dharma che spiega chiaramente le distinzioni». Questo modo di intendere la dottrina della mancanza di identità presentato nel terzo giro, anche se contrasta con lo spirito dei Sutra della saggezza come esposto nel secondo giro, può essere considerato come un espediente di eccezionale abilità del Buddha. Nel secondo giro il principio di mancanza di identità veniva descritto come una dottrina universale che spiegava tutti i fenomeni in termini di vacuità di esistenza intrinseca. Tuttavia questa visione della vacuità può apparire estrema a molti praticanti e perciò restare al di là della loro possibilità di comprensione. Per queste persone affermare che i fenomeni sono privi di esistenza intrinseca pare equivalente a dire che i fenomeni non esistono affatto. Nella loro mente, assenza di esistenza intrinseca potrebbe significare non esistenza. Vediamo dunque che il Buddha ha insegnato i Sutra del terzo giro, come il Sutra che delucida il pensiero, specificamente per venire incontro alle facoltà e disposizioni, mentali di un tipo particolare di praticante. Fondate rispettivamente su questi due distinti sistemi di interpretazione della dottrina della vacuità esposta nei Sutra della saggezza, emersero in India le due maggiori scuole del buddismo Mahayana: Madhyamaka, o Via di mezzo, e Cittamatra, o Solo mente.

Nella tradizione buddhista tibetana esiste anche un sistema avanzato di pensiero e pratica noto come Tantra. Io ritengo che questo abbia un rapporto con il terzo giro della ruota. La parola Tantra significa letteralmente continuum o lignaggio. Il testo di Yoga Tantra denominato Tantra del pinnacolo Vajra spiega che Tantra è una continuità riferita principalmente alla continuità di mente o coscienza:«Tantra» è continuità: Samsara è considerato Tantra.«Posteriore» significa al di là: Nirvana è il Tantra posteriore. In primo luogo, il nostro continuum mentale è la base della nostra coscienza di identità personale. In base a questo continuum, nella vita ordinaria commettiamo azioni contaminate che ci spingono in continuazione nel circolo vizioso di morte e rinascita. Nella vita spirituale, in base a questa stessa continuità di coscienza, possiamo progredire mentalmente e sperimentare elevate realizzazioni della via. Alla fine, proprio in base a questa medesima continuità di coscienza - spesso identificata con la nostra natura di Buddha - siamo in grado di raggiungere lo stato definitivo di onniscienza. In altre parole, Samsara - la nostra esistenza condizionata nel ciclo perenne delle tendenze abituali - e Nirvana - la vera liberazione da tale esistenza - non sono altro che diverse manifestazioni di tale continuum di base. Perciò, la continuità di coscienza è sempre presente. Questo è il significato di Tantra, o continuità. Ritengo vi sia uno stretto rapporto tra gli insegnamenti del Tantra e il terzo giro della ruota. Come possiamo vedere, il Tantra è un sistema di pensiero e pratica volto principalmente a rendere manifesto il potenziale latente della nostra continuità di coscienza di base, e questo è anche il fine ultimo degli insegnamenti del terzo giro. In effetti, se esaminiamo attentamente gli insegnamenti del secondo e del terzo giro, possiamo scoprirvi elementi significativi che preannunciano la via tantrica. Presi insieme, questi due giri forniscono un prezioso ponte tra gli insegnamenti dei Sutra e gli insegnamenti dei Tantra. Per esempio, il principio ermeneutico di conciliare due diverse letture dei Sutra della saggezza - cioè la lettura esplicita relativa alla dottrina della vacuità, e la lettura implicita che mostra gli stadi del sentiero associati alla propria esperienza della vacuità - apre la via all'accettazione dell'idea di diverse interpretazioni di un singolo testo, concetto essenziale per la comprensione delle scritture tantriche. Similmente, toccando il tema dei diversi livelli di sottigliezza della esperienza della vacuità dalla prospettiva della mente soggettiva, il terzo giro apre la porta alla discussione, nel Tantra, dei numerosi livelli di sottigliezza della nostra coscienza e della loro importanza nella realizzazione di vari stati trascendenti.




Note esplicative al Sutra del Cuore

Le tre classificazioni:

Il principale motivo per il quale il Buddha insegnò fu per dare un metodo e una via agli esseri senzienti che permettesse di uscire dal reame della sofferenza senza fine. L’essenza del suo insegnamento è la legge della Originazione Indipendente. Questa legge stabilisce che quando le condizioni sono mature i fenomeni sorgono e quando le condizioni cambiano i fenomeni spariscono. Purtroppo gli esseri senzienti si attaccano a questi fenomeni impermanenti e erroneamente formano nozioni erronee tipo ‘Io’ , ‘Sé’, ‘ questo è mio’.

Per rimediare a ciò il Buddha usò la triplice classificazione che mostra come una persona è niente più che una combinazione di vari fenomeni che si raggruppano quando le condizioni sono favorevoli. Dunque anche una persona è originata da cause e condizioni e perciò vuota di un ‘Sé’.



Le Tre Classificazioni sono:

  • I   5 Skandha
  • Le 12 Basi
  • I  18 Campi


I 5 Skandha

Skandha [i.e. aggregati, o gruppi]: ha il significato di accumulo o raggruppamento di fenomeni fisici e mentali simili.

I 5 Aggregati [i.e. forma, sensazione, percezione, volizione e residui karmici, e coscienza] si uniscono a formare una unità interdipendente . Questa unità combinata è instabile e mutante , ma noi ci attacchiamo a questa interdipendente unità e/o ai 5 aggregati come al Sé.

Il primo skanda rappresenta gli elementi fisici, e i rimanenti 4 rappresentano le attività mentali di una persona.

Forma (rupa Skandha): si riferisce alle cose fisiche. Queste cose fisiche non esistono indipendentemente. La loro esistenza dipende dall'incontro dei 4 elementi (i.e. terra[solido],acqua[liquido], aria[gas] e calore[energia]). Dunque, la materia occupa lo spazio, ed è per natura vuota: essa sorge e viene ad esistere, e svanisce.

Sensazione (vedanna Skandha):è l'acquisizione di dati attraverso gli organi sensori (incluso la mente) e la interpretazione di questi fenomeni come le sensazioni di piacevole, spiacevole, o indifferente.

Percezione (sanjna Skandha): ha la funzione di concettualizzare e riconoscere i dati sensori e i fenomeni mentali. La mente allora li identifica e li trasforma in concetti . Questo processo di concettualizzazione generata nozioni e stabilisce nomi e parole.

Volizione e residui karmici (samskara Skandha): implica intenzione e azione mentale. Queste azioni mentali porta a frutti karmici . Quando percepiamo un immagine, la mente analizza e formula conseguentemente una decisione .Queste decisioni danno inizio ad azioni mentali, verbali e/o fisiche , azioni che produrranno karma. Alcuni esempi delle azioni volontarie includono: attenzione, volontà, determinazione, confidenza, concentrazione, conoscenza, energia, desiderio, odio, ignoranza, idea del Sé,etc.

Coscienza (vijnana Skandha): è la capacità do essere conscio delle differenze e di essere consapevole della esistenza dei fenomeni mentali e fisici, i.e. la consapevolezza dei 4 precedenti skanda.

Le 12 Basi

Basi (ayatana) [origini, luoghi] implicano io significato di nascere e essere nutrite. Cioè, le funzioni mentali e le attività possono nascere e essere nutrite da queste 12 basi. Esse sono le sei basi interne(occhio, orecchio, naso, lingua,corpo, mente), e le 6 basi esterne(visibile, udibile, profumato, sapore, tangibile e dharma). Le sei basi interne sono anche chiamate i 6 organi sensori, necessari per il funzionamento delle attività mentali. Le sei Basi esterne sono indicate anche come i sei oggetti e sono ciò su cui le attività mentali elaborano e agiscono.

 

I 18 Campi

Campi (dhatu) implica il significato di gruppo e classificazione. Questi Campi formano la base e le condizioni di tutte le attività mentali. Cioè, una persona può essere divisa in 18 campi, ciascuno avente le sue proprietà, caratteristiche, e area di attività. I 18 campi sono le sei basi interne, le sei basi esterne, più le sei coscienza che sorgono quando le sei basi interne interagiscono con i sei corrispondenti oggetti esterni .

 

 

La Ruota della Originazione Interdipendente

Originazione dipendente significa che il sorgere o il divenire dei fenomeni è dipendente dal riunirsi di condizioni e/o fenomeni. Quando le condizioni sono mature , sorge un fenomeno;quando queste condizioni cambiano , il fenomeno cessa di esistere.

I dodici fenomeni (raggi) della originazione indipendente illustrano la relazione causale e interdipendenza dei 12 raggi, che insieme costituiscono l'esistenza e la continuazione della vita.

 

  • Ignoranza - dalla quale Volizione e residui Karmici e karma sorgono e vengono alla luce.

  • Volizione e residui Karmici - dalla quale la Coscienza sorge e viene alla luce.

  • Coscienza - dalla quale mente e corpo nascono.

  • Corpo/mente - dal quale le sei basi interne (occhio, orecchio, naso, lingua, corpo e mente)sorgono e vengono ad esistere.

  • I sei sensi - dai quali le sei basi esterne (vista, suono, odore, gusto, tatto e dharma) sorgono e vengono ad esistere.

  • Contatto - dal quale le sensazioni sensoriali e mentali di piacere , dolore o indifferenza sorgono e vengono ad esistere.

  • Sensazione - dal quale desiderio , sete sorgono e vengono ad esistere.

  • Desiderio - dal quale attaccamento , afferrarsi sorgono e vengono ad esistere.

  • Attaccamento - dal quale esistenza e il processo del divenire sorgono e vengono ad esistere.

  • Esistenza (divenire) - dalla quale nascita o rinascita (reincarnazione) sorgono e vengono ad esistere.

  •  Nascita - dalla quale vecchiaia e morte sorgono e vengono ad esistere.

  • Vecchiaia e Morte - dalla quale ignoranza e il ciclo ripete sé stesso , indefinitivamente finchè non è interrotto.

 

 

Le Quattro Nobili Verità

La Sofferenza : "Ma che cosa , O monaci , è la nobile verità della sofferenza? Nascita è sofferenza, decadimento è sofferenza, morte è sofferenza; pena, lamento, dolore, pianto e disperazione sono sofferenza. In breve , i cinque gruppi di esistenza connessi con l'attaccamento sono sofferenza."
La Causa della sofferenza : "Ma che cosa , O monaci , è la nobile verità dell'origine della sofferenza? E' quel desiderio che da origine a nuove rinascite e , unito a lussuria e avidità, ora qui e ora lì, trova sempre nuove delizie. E' il desiderio sensuale, il desiderio dell'esistenza, il desiderio per la non esistenza o autoannicchilimento."
La Cessazione della sofferenza : "Ma che cosa , O monaci, è la nobile verità dell'Estinzione della Sofferenza? E' il completo abbandono e estinzione di questo desiderio, dimenticato completamente e lasciato , la liberazione e il distacco da esso."
La Via per ottenere la cessazione della sofferenza : "Ma che cosa , O monaci, è la nobile verità della via per ottenere la Cessazione della Sofferenza? E' il nobile ottuplice sentiero che conduce alla cessazione della sofferenza :

 
Giusta Visione
Giusto Pensiero
Giusto Discorso
Giusta Azione
Giusto Modo di Vita
Giusto Sforzo
Giusta Attenzione
Giusta Concentrazione

 

__________________________________________________________

...continua